Joy Division

JOY DIVISION / NEW ORDER – Primigenia assoluta

Ariose oscure pungenti melodie,ti avvolgono e ti portano in altra dimensione: purezza nuda, cruda, dolce, terribile come solo la vita sa essere.

La vita, immediata, ora e per sempre, per un attimo, per l’eternità. Questi, i JD .

Con i New Order, rappresentano mondi diversi eppure legati da una evoluzione che rappresenta entrambe le parti della vita, con le mille sfaccettature annesse: l’ineluttabilità della sofferenza legata alla propria condizione umana da parte di Ian Curtis e la successiva ricerca di una solare felicità, o almeno ciò che deriva da una rinnovata voglia di vivere nel resto del gruppo.

Il mal di vivere che evolve nell’accettare la propria condizione sofferente ma aggrappata alla vita.

Lacera l’anima, la scompone, si uccide e rinasce. Col suicidio di Ian Curtis, avvenuto nel 1980, il contrappasso forzato del non voler soccombere continuando a vivere attraverso i New Order…

JD, l’unico gruppo capace di inventarsi e colmare una voragine nell’asfalto e nel cemento rendendola fertile: quando ci si approccia ad ascoltare un lavoro dei JD e dei New Order, è bene svuotare l’anima e la mente da tutto ciò cui si è abituati fino a quel momento, per accoglierli al meglio. Ovviamente, vivere un gruppo nel momento stesso in cui incide musica, non fornisce (e non potrebbe farlo) le medesime sensazioni dell’ascoltarlo 10 o 20 o 30 anni dopo… l’evoluzione costante, essendo vissuta “nel mentre” della nostra vita, assume giocoforza significati diversi, ai quali si assegnano aspetti e sensazioni differenti. Però,se questo vale in assoluto, a maggior ragione non si può trascurare che senza i JD/NO, la maggior parte dell’evoluzione musicale dagli inizi degli anni 80 in poi, non sarebbe avvenuta allo stesso modo: non è dato sapere se in meglio o in peggio, ma certamente sarebbe stato “altro.”

U2, Smith, Cure, Jesus&MC, la scena di “Madchester” e di conseguenza tutta la musica mondiale sfornata nell’ultimo ventennio, si è trovata nella vita precedente – inconsapevolmente – davanti ad un bivio, imboccato il quale si è determinata di conseguenza. Come pensare ai Depeche Mode senza i Joy Division ed all’elettronica dei New Order?! E come farlo se si pensa ai Sound, ai Chameleons, ma anche a gruppi apparentemente più “lontani” come i REM o ad altra scena come quella dei PIXIES o di SEATTLE… non esiste gruppo rock al mondo (una volta si definiva “underground”) che non debba qualcosa ai Joy Division e che, soprattutto, non li abbia amati.

Unknown Pleasure prima e Closer successivamente (album la cui uscita postuma alla morte di Curtis ha costituito l’atto finale di quella fase), hanno dato un impulso diverso ad un mondo nuovo: è stato come disegnare una finestra su un muro bianco, facendo in modo di farla diventare reale per magia … laddove non c’era nulla, questi hanno disegnato una finestra e l’hanno poi aperta … è stato come saltare da un muretto alto un metro, sapendo di trovare dall’altra parte immediatamente la terra, e finendo invece nel vuoto, senza cadere però, restando sospesi. L’unico che non è rimasto sospeso, precipitando in maniera naturale ed agghiacciante fu, appunto, Ian Curtis.

JOY DIVISION
Copertina del Disco Unknown Pleasure

Unknown Pleasure, piaceri sconosciuti, in realtà non è altro che un vorticoso vortice di emozioni forti e incubi angosciosi che si tramuta in album , ed è ciò che testimonia la natura inizialmente punk del gruppo, che nel frattempo aveva cambiato più volte nome anche a seguito di fallimenti e stroncature da parte di certa stampa musicale. A fronte di un martellante ed impulsivo ritmo musicale che esprime una geometrica e gelida passione, rendendo i brani “perfetti” per il tipo di musica proposta, si abbina una stesura di testi di sofferenza interiore assoluta, ma accettata in maniera logica, senza piagnistei, come se ci si trovasse di fronte ad un gelido referto medico-psichiatrico. Lo stato di salute di Ian Curtis peggiora, non regge all’impatto ed alla pressione di un successo che esplode tra le mani del gruppo, travolgendolo.

 

JOY DIVISION
Copertina del Disco Closer

Si passa alla stesura di “Closer” e si va in tour, le aspettative si fanno febbrili a fronte di una condizione psicologica di IAN che accetta ormai il suo ruolo di totale incompatibilità con la vita, determinandone il “logico” suicidio. Ancora adesso, pure accettando una logica terribile nel rispetto di una personalità così complessa e sofferente, è giusto non accettare la morte di un ragazzo di neanche 24 anni, autentico genio musicale insieme ai suoi compagni. Closer, ascoltato dopo, ha una sua natura terribile, affascinante nella musica e nei testi, considerando che ogni essere umano almeno una volta nella vita si trova con gli occhi vitrei a guardare la stessa … è una confessione lunga e commovente, è un voler annunciare i motivi che lo porteranno di lì a poco a decidere di finire la sua vita. È una lettera aperta con il cuore in mano … Da “Heart & Soul” fino alla chiusura dell’ultimo brano cioè “Decades”, è un viaggio affrontato con una lama affilatissima nell’anima, che affonda ogni secondo di più. Un album forse meno innovativo rispetto alla bomba musicale proposta con Unknown Pleasure, (disco che arriva “da zero” per il grande pubblico), ma il cui sofferente annunciato epilogo si fonde perfettamente con un suono ed una ritmica che rasentano la perfezione, costituendo punto di riferimento musicale se possibile più accentuato rispetto all’esordio.

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Copertina del Disco Movement

Closer è IL disco, il lavoro che va oltre il movimento dark, o la new wave: è la crisalide che si trasforma in farfalla, e dal punk oltrepassa la fase embrionale sfociando nella ricerca che determina un nuovo scenario, un nuovo stile, una nuova vita. Vita dei JD che termina con la morte di Curtis, al quale viene dedicato il terzo lavoro della band, cioè Movement ,che viene pubblicato sotto le insegne dei New Order, ma che di fatto costituisce il saluto all’onnipresente fantasma di Ian, che aleggia in ogni singolo brano, un disco che prevede un maggior uso di sintetizzatori e che risente in maniera evidente del dolore per la perdita del compagno ed amico da parte dei componenti del gruppo.

Da qui in poi, inizia giustamente, dopo l’estremo saluto anche musicale, una nuova vita: si volta pagina, si cambia decisamente tutto, ma è impossibile non cogliere ciò che resta nella natura e nelle corde della musica di un gruppo che fa dire a molti «non dimentichiamoci che questi sono stati i Joy Division». Ed è realmente così, perché saranno sempre e per sempre quelli che sono stati (SONO!) i Joy Division. Certo, altra storia … ma per chi li ha vissuti, scindere in maniera così netta come se fossimo abituati a considerare la vita a compartimenti stagni, risulta impossibile. Un’epoca che a distanza di 30 anni assume contorni sfocati eppure vivi, alla quale fa seguito il patto stipulato negli anni dei Joy Division, grazie al quale se anche un solo componente del gruppo fosse uscito dallo stesso, il nome successivo della band avrebbe dovuto assumere le sembianze del progetto New Order, intesa effettivamente confermata dopo la morte di Ian Curtis. Un sogno interrotto in maniera annunciata, spezzato in due in maniera tragica, ma il cui spezzone originario costituisce la premessa naturale per il proseguimento della vita stessa.

Un sogno che sarebbe stato forse bellissimo continuare a vivere ma che è diventato altro pur proseguendo il viaggio: strada che finisce qui, per riprendere (anche per noi, al prossimo appuntamento) sulle gambe dei New Order.

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