buona scuola

Paola – Presidio legale contro i presidiDIO della “buona scuola”

Il gioco di parole con cui si titola la notizia pervenuta tramite una nota stampa del comitato territoriale per la Lip (“Legge di iniziativa popolare”) è dovuto al fatto che, secondo quanto contenuto nel DDL “buona scuola”, ai dirigenti scolastici verranno attribuiti poteri tali da poter scegliere i docenti, a loro discrezione, da un albo territoriale. Plenipotenzialità per la quale diventerebbero dei Presidi-DIO, formalmente autorizzati a godere di un’autonomia (che suona tanto di impunità e di iniquità), contro i quali – considerata la legge proposta – il comitato territoriale per la Lip si propone come ultimo presidio di “Stato” egualitario.

Il Comitato territoriale per la Lip di Paola, istituito presso il Circolo Arci Piera Bruno, esprime massima preoccupazione per il contenuto del DDL sulla Buona Scuola ed invita docenti, genitori e cittadini a riflettere sulle gravissime conseguenze sulla tenuta del sistema scolastico italiano e della democrazia nel nostro paese.
Il DDL conclude e rende norma un disegno che va avanti da anni, fortemente voluto da Berlusconi (ricordate l’Aprea?) che non lo ha realizzato per la feroce opposizione sociale. Oggi ci prova e ci riesce, in tempi straordinariamente rapidi per il nostro paese, il suo alter ego: Renzi, con la sua “buona scuola”, che smantella la scuola pubblica come presidio di democrazia, luogo di promozione dell’uguaglianza, di cooperazione e costruzione di cittadinanza per renderla palestra di addestramento alla competizione e all’obbedienza al capo.
Non più dunque la scuola dei diritti e della Costituzione, ma la scuola dei clienti e del mercato, che nella serva Italia delle raccomandazioni, del familismo, del vantaggio privato a danno pubblico, neanche libero è.
Una nefandezza la chiamata diretta del personale, fuori da ogni regola civile che assegna alla trasparenza delle graduatorie la garanzia del diritto: i docenti ora saranno scelti da un albo territoriale dai dirigenti manager secondo proprio gusto e bisogno, saranno pedine senza diritti e senza dignità, la cui “efficienza” sarà misurata in virtù della loro disponibilità a fare quello che dice il dirigente per competere contro le altre scuole e accaparrarsi più alunni e più fondi.
Quale modello educativo potranno costituire i docenti della buona scuola?
Come insegneranno ai loro studenti ad avere il proprio pensiero critico, autonomo, creativo se essi stessi dovranno praticare l’omologazione coatta alla volontà di un altro?
Docenti-merce che insegneranno a studenti-merce: va in rovina l’idea stessa di Scuola, trionfa quella di azienda, che come tutte le aziende avrà profitti e perdite in misura pari alla sua capacità di “stare sul mercato”, per di più viziato dai finanziamenti (incostituzionali) alle scuole private. Non bisogna essere profeti per capire che la scuola pubblica tenterà di rincorrere quella privata sul suo terreno, quello dell’apparenza, della pubblicità, del prodotto rispetto al processo. E perderà, come sempre si perde se si snatura il proprio senso profondo.
Ma se perde la scuola pubblica, perde la Repubblica, perché non avrà più lo strumento per costruire il suo futuro.
Non è la buona scuola, è l’apocalisse.
Un atto di resistenza a questa deriva antidemocratica esiste ed è depositato in Parlamento, è la legge di iniziativa popolare per una buona scuola della Repubblica, antidoto contro l’autoritarismo nel metodo, perché nasce dal basso dopo un lavoro lungo e profondo di confronto e dibattito tra gli operatori della scuola, e nel merito, perché parla di una scuola di tutti e di ciascuno, laica, plurale e partecipata.
Invitiamo tutti a prenderne visione, a conoscerla, farla conoscere e a sostenerla, per difendere insieme la nostra Scuola, la nostra Costituzione, il nostro Paese.

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