Prospettata come una città dinamica, in permanente movimento, in grande spolvero e tradizionalmente nuova, Paola sta preparandosi ad accogliere l’evento che – più di ogni altro – contraddistingue la sua annuale esistenza, enfatizzato oltremodo perché è l’ultimo prima del seicentenario dalla nascita del suo Patrono.
Ma se da un lato si reclamizza la manutenzione ordinaria, proponendola come intervento capace di “restituire” qualcosa che non ha mai cessato di essere dei paolani, dall’altro si dimentica l’intervento “reale”, quello capace di dimostrare l’attenzione gratuita e affettuosa nei confronti delle proprie pietre.
Si da infatti il caso che, almeno da tre giorni, una delle panchine in cemento posate sul lungomare “San Francesco di Paola” (sic!), sia giacendo in posizione innaturale lungo il marciapiede. Così, distesa su un fianco ed ignominiosamente esposta all’incuria dei passanti, la povera panchina è divenuta il simbolo di un oscuramento “mediatico” che per altre suppellettili con la stessa funzione (vedere le panchine a forma di kartodromo Corso Roma) non si è mai verificato.
Per questa ragione e sollecitato dal sentimento, ho inteso dedicare un’ode alla panchina “sfortunata”.
Dinnanzi al mare sei stata un baluardo
di cemento rosa sembravi un savoiardo
con gambe stabili di forma elementare
di tramonti e mareggiate sei stata l’altare
Dei danzanti marosi sei stata testimone
offrendo superficie a più di un ombrellone
a chiappe chiare, scure o al vento
hai dato appoggio, tu che eri di cemento
Chissà mai qual è il motivo che t’ha steso
su di un fianco ora giaci aggravata dal tuo peso
E nessuno se ne cura, nonostante sembri rotta
perché paghi la tua colpa, l’esser figlia di Perrotta
Io ti piango cara amica, ascoltando il tuo lamento
fermo innanzi alle rotaie dietro un treno che va lento
Destino misero per trofei da esporre in una teca
la tua sorte non fa audience su nessuna bacheca
Non guardare alle colleghe che deridono dal Corso
Non pensare che per loro il fato sarà diverso
Senza invidia resta a terra e guarda l’alto cielo
Tanto su questa attualità sarà steso un pietoso velo