fabio pavone

Paola – Storia di una panchina “sfortunata” [Poesia]

Prospettata come una città dinamica, in permanente movimento, in grande spolvero e tradizionalmente nuova, Paola sta preparandosi ad accogliere l’evento che – più di ogni altro – contraddistingue la sua annuale esistenza, enfatizzato oltremodo perché è l’ultimo prima del seicentenario dalla nascita del suo Patrono.

Ma se da un lato si reclamizza la manutenzione ordinaria, proponendola come intervento capace di “restituire” qualcosa che non ha mai cessato di essere dei paolani, dall’altro si dimentica l’intervento “reale”, quello capace di dimostrare l’attenzione gratuita e affettuosa nei confronti delle proprie pietre.

storia di una panchinaSi da infatti il caso che, almeno da tre giorni, una delle panchine in cemento posate sul lungomare “San Francesco di Paola” (sic!), sia giacendo in posizione innaturale lungo il marciapiede. Così, distesa su un fianco ed ignominiosamente esposta all’incuria dei passanti, la povera panchina è divenuta il simbolo di un oscuramento “mediatico” che per altre suppellettili con la stessa funzione (vedere le panchine a forma di kartodromo Corso Roma) non si è mai verificato.

Per questa ragione e sollecitato dal sentimento, ho inteso dedicare un’ode alla panchina “sfortunata”.

 

 

 

Dinnanzi al mare sei stata un baluardo

di cemento rosa sembravi un savoiardo

con gambe stabili di forma elementare

di tramonti e mareggiate sei stata l’altare

 

Dei danzanti marosi sei stata testimone

offrendo superficie a più di un ombrellone

a chiappe chiare, scure o al vento

hai dato appoggio, tu che eri di cemento

 

Chissà mai qual è il motivo che t’ha steso

su di un fianco ora giaci aggravata dal tuo peso

E nessuno se ne cura, nonostante sembri rotta

perché paghi la tua colpa, l’esser figlia di Perrotta

 

Io ti piango cara amica, ascoltando il tuo lamento

fermo innanzi alle rotaie dietro un treno che va lento

Destino misero per trofei da esporre in una teca

la tua sorte non fa audience su nessuna bacheca

 

Non guardare alle colleghe che deridono dal Corso

Non pensare che per loro il fato sarà diverso

Senza invidia resta a terra e guarda l’alto cielo

Tanto su questa attualità sarà steso un pietoso velo

About Giampiero Delpresepe

Autore "collettivo", nominato caporedattore della Testata on-line Marsili Notizie, mi occupo dello scibile in generale, con particolare attenzione alla Politica.

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