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La ‘ndrangheta, è risaputo, ha un apparato fortemente condizionato da un misticismo religioso che nella fede cattolica ha il suo fulcro. Molti luoghi di culto che hanno un’importanza vitale per centinaia di migliaia (per non usare il termine “milioni”) di fedeli – indipendentemente dal grado di consapevolezza dei sacerdoti – sono divenuti nel tempo il coacervo di summit e di interessi criminali.
Dal Santuario della Madonna di Polsi fino alla costruenda Basilica dedicata a Natuzza Evolo, la mistica di Paravati, molti luoghi di culto hanno conosciuto il tocco gelato della mano armata, sempre pronta ad appropriarsi di spazi che dovrebbero costituire l’opposto diametrale alle sue azioni.
Così, spingendosi sempre più in profondità, la ‘ndrangheta (o la mafia in generale) è andata ad intaccare anche i luoghi che stanno aldilà della semplice realtà fisica, occupando la realtà simbolica generata da manifestazioni pubbliche come le processioni. Tanta cronaca è stata scritta in merito all’idoneità delle “stazioni” a cui busti e statue intere di Santi sono soggetti durante le pubbliche ostensioni, tante parole che – però – non hanno mai riguardato una processione nella quale veniva accompagnato il Patrono della Calabria, della Gente di Mare Italica e della Città di Paola.
Purtroppo, è notizia di quest’oggi, anche San Francesco di Paola (o meglio, una statua che ne raffigura le fattezze terrene) ha subito quel trattamento che ad ogni buon cristiano farebbe stridere i denti. A Crotone, presso il frantoio di Vincenzo Manfreda, il presunto boss di Petilia Policastro ucciso in un agguato il 24 marzo 2012, la statua veniva “fermata” ed in suo onore veniva organizzato un banchetto.
La notizia è emersa dalle indagini dei carabinieri di Crotone, coordinate dalla Dda di Catanzaro, che hanno portato a 19 fermi.
