san nicola saggio

Paola, Santuario – Boom per la mostra su San Nicola Saggio

Nota e mostra a cura di mons. Pietro Amato

Il repertorio d’arte riguardante san Nicola Saggio è molteplice e vario, dovuto in gran parte all’importanza assegnata alle estasi e alle visioni. Un’importanza che, di volta in volta, ha preso forma e contenuto secondo le differenti aree geografiche, nelle quali il terreno fertile di precedenti esperienze di cultura e di spiritualità si sono congiunte con il mondo emotivo delle immagini.

È il caso della Spagna, singolare per la presenza di mistici in epoca tridentina e postridentina, che non si risparmierà di creare nel Santo calabrese una figurativa tesa a illustrare una vita dedita al Signore e suggellata dalle epifanie, da mistiche conversazioni e da gesti d’amore. Domina l’immagine di san Nicola Saggio con il Bambino Gesù tra le braccia.

L’Italia preferirà mantenersi sulla scia di ciò che nel giorno della beatificazione fu proclamato e raffigurato di frà Nicola di Longobardi: un religioso che ha avuto con la Santissima Trinità un particolare contatto di rivelazioni ed estasi. L’immagine della Trinità avrà un grande ruolo ed entrerà non solo nell’iconografia romana, ma si diffonderà nelle arti delle diverse regioni d’Italia.

Altro tema è la Vergine Immacolata, che circolerà nelle rappresentazioni del Beato a motivo del programma iconografico che decorava la cappella, dedicata alla “Concezione”, in San Francesco di Paola ai Monti, dov’era sepolto. Le sue spoglie erano sotto l’altare dove si celebra il mistero eucaristico, ossia della Carne resuscitata del Crocifisso, il Primo Martire.

La Santissima Trinità e l’Immacolata Concezione sono le due maggiori raffigurazioni in uso nell’Italia meridionale, un tempo Vicereame di Spagna e terra legata da secoli alla spiritualità immacolatista. Compariranno insieme, a partire da San Francesco di Paola ai Monti in Roma, fino a Grottaglie in Puglia e a Paterno Calabro, divenendo per più di un decennio il manifesto visivo della spiritualità del Beato.

Un ruolo importante e di partenza per la coniazione delle immagini di san Nicola Saggio viene dalla consuetudine interna all’Ordine di come rappresentare un loro religioso di vita santa: l’abito, dettato dalla Regola del Fondatore, e il Crocifisso, quale biblioteca del sapere sulle sofferenze del Figlio di Dio, come lo fu per san Bonaventura (si veda il dipinto di Francisco de Zurbarán), e di partecipazione al voto quaresimale.

Il repertorio iconografico si arricchisce di ulteriori puntualizzazioni e differenze con la presenza di Gaspare de Bono, beatificato una settimana prima di frà Nicola, perché sacerdote professo. I due Beati, posti uno accanto all’altro, s’integrano e danno una gamma di complementarietà, che va dall’abito allo specifico della vita di ognuno. Gaspare de Bono risulta più classico per la spiritualità ordinaria della vita religiosa minima; Nicola Saggio, è naturalmente diverso per il “dono delle estasi”, che ricorda i santi della Riforma tridentina. Al pari di molti contemplativi, è egli stesso un miracolo di carità, caratteristica che non sfuggì ai contemporanei e che gli artisti non mancheranno di rappresentare.

Per la canonizzazione in Piazza San Pietro, il 23 novembre 2014, si scelse di rappresentarlo come santo dedito alla carità, in atto di distribuire il pane ai poveri. Il Ritratto richiesto dal cerimoniale fu estratto da una scena più ampia, dipinta da Piero Salustri e voluta fortemente da p. Francesco Marinelli, Correttore Generale dell’Ordine. Nel servizio agli ultimi e agli umili, l’Oblato di Longobardi si rivela un santo di moderna spiritualità.

Curiosità – A cura della Redazione

Dal giorno della inaugurazione, dal registro risulta che i visitatori presenti nei primi giorni sono stati qualche unità superiore a mille. Tenendo conto che solo il 30/40 per cento dei visitatori non firma il registro delle visite, si potrebbe azzardare una proiezione – ad oggi –  superiore alle 5.000 presenze.

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