«Questo è un attacco alla democrazia, allo sport e ai giovani di Paola». Con queste considerazioni, mister Carmelo Perrotta ha inteso stigmatizzare quanto accaduto due sere fa nei pressi del palazzetto dello sport. Una presa di posizione dura, maturata in seguito al “trattamento” ricevuto dal privato che attualmente gestisce la struttura. In sostanza si tratta di un guazzabuglio propiziato dalla disinvoltura gestionale di chi dovrebbe essere deputato ad amministrare le “cose” pubbliche. Appoggiandosi sull’ormai stremata scusa del dissesto, il delegato comunale alle questioni sportive avrebbe lamentato l’impossibilità di occuparsi del palazzetto.
In cerca di una soluzione, l’idea maturata è consistita nel coinvolgimento diretto e pecuniario delle società sportive che ne usufruiscono. Sondato infruttuosamente il campo della cooperazione tra i diversi amministratori delle attività presenti, l’esito di trattative mai realmente intavolate avrebbe condotto all’assegnazione della palestra al solo privato che si sarebbe mostrato disposto a mettere mano al portafogli. Forte della riparazione di un paio di vetrate e di qualche scaldabagno, il gestore di una società di calcio a 5 si sarebbe arrogato il diritto di cambiare le serrature alle porte d’ingresso e di applicare un tariffario, stabilito unilateralmente, per l’utilizzo del “Tonino Maiorano”.
A questo punto, agli altri fruitori della palestra – essendo dipendenti dall’utilizzo della struttura – non sarebbe rimasto altro che allinearsi alle nuove direttive. Ma per stabilirle, il privato avrebbe dovuto interfacciarsi col comune. Invece pare non lo abbia fatto e, comportandosi da padrone, l’altro ieri sera avrebbe addirittura chiesto l’ausilio della forza pubblica – intervenuta successivamente ad una squadra di vigilanti privati – per “bloccare” gli allenamenti di chi, carte alla mano, una cospicua parte della tranche dovuta aveva già pagato. «Non escludo di adire le vie legali – ha chiosato amaramente mister Perrotta – perché queste azioni, a chi col proprio lavoro evita che i giovani si perdano nella devianza, non dovrebbero essere perpetrate».