strisce ripugnanti

Paola – A nord della città c’è una striscia ripugnante che “erutta” in libertà

La limpidezza del mare è, ormai da anni, il cruccio dei paolani e dei tanti operatori legati all’indotto turistico-balneare cittadino. La mole di interessi che orbitano attorno all’azzurro dirimpettaio dei compaesani di San Francesco è tale che, dovendo dar cronaca dello stato dell’arte marina, il timore di urtare la sensibilità di qualcuno è divenuto prevaricante rispetto all’analisi di un fenomeno condiviso su gran parte della fascia costiera del tirreno cosentino. Persino la Procura della Repubblica di Paola, non riuscendo a circoscrivere con altre parole l’entità di un problema che, ciclicamente, compare a funestare le vacanze di residenti e villeggianti, ha coniato l’efficace espressione “strisce ripugnanti” per riferirsi – in un modo “politicamente corretto” – a quella riga marrone e maleodorante che, spesso, s’insinua fino a riva galleggiando tra i marosi o tra le correnti dei giorni di “calma piatta”. In altre parole, ad affliggere l’ecosistema naturale e la vivibilità di un luogo che dovrebbe essere fruibile a tutti, c’è la cosiddetta “marmellata” escrementizia sulla quale – ancora oggi – vige un fitto mistero.

Alla ricerca di potenziali spiegazioni, tra gli avventori della spiaggia è inizialmente serpeggiato il sospetto che il fenomeno fosse legato ad un’attività inconsistente del depuratore cittadino. Successivamente – al netto di rassicurazioni formali dei gestori del servizio idrico integrato – le “ipotesi di complotto” hanno iniziato ad interessare gli impianti dei comuni limitrofi, accusati (alle volte eccessivamente) di non essere a norma. Poi è iniziata la caccia agli “allacci abusivi” alla rete fognaria, agli scarichi di pollai e porcilaie che – come hanno anche dimostrato le sanzioni comminate dal nucleo ambientale dei vigili urbani – hanno deturpato realmente, e per un lungo periodo, il litorale costiero. Ma anche in quel caso – nonostante la loro identificazione e gli interventi posti in essere – non sembra che sia stata trovata la panacea del male “che galleggia”.

Nel tentativo di seguire una pista credibile, che non tenesse in considerazione lo spirito sciovinista di chi vorrebbe scaricare la colpa sulle amministrazioni precedenti o su quelle di comuni vicini, visto che ieri il fenomeno si è ripresentato in tutto il suo lerciume, e dato che da Ferragosto in poi il tempo dovrebbe essere dedicato totalmente al relax, si è reso necessario proseguire lungo la traccia della patina immonda che molti vedono trascinarsi sul mare secondo un andamento che da nord scende verso sud.

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Punto di “sbocco” della striscia ripugnante

Ebbene, tallonando quella crema incresciosa dalla terra ferma, e seguendo un percorso che dalla rotonda del lungomare paolano (“lato Fuscaldo”) giunge a pochi metri dal discrimine territoriale della città, s’è potuto assistere ad uno stranissimo fenomeno. Dai massi posti a protezione della ferrovia, laddove la spiaggia ha dovuto cedere il passo all’esigenza di difendere l’infrastruttura ferrata, un gorgoglìo marrone sbuffava sotto le primissime pietre che costituiscono il primo “scalone” visibile del fondo marino. Il fenomeno, documentato intorno alle 12.15 del 14 agosto, s’è verificato nella zona immediatamente precedente a Contrada Linze (già comune di Fuscaldo), nell’area tra le frazioni paolane di San Giuliano e Sotterra, laddove ci sono case che – ad est della SP40 – sembrano edificate al di sotto del livello del mare.

Chissà, magari, una perdita.

Oppure una questione sulla quale – dopo Ferragosto – si potrebbe tentare di fare luce.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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