Recentemente oggetto di critiche da parte dei rappresentanti della minoranza consiliare eletti tra le fila di “Progetto Democratico” (Pino Falbo e Anna Anselmucci), l’amministrazione comunale di Paola ha inteso replicare alla polemica innescata sul caso del generatore elettrico installato presso l’ospedale cittadino, andato in tilt nella giornata di Ferragosto e ripristinato all’indomani di una prima iniziativa della stessa direzione sanitaria del nosocomio, che è stata rafforzata da un’azione condotta con pragmatismo da esponenti della maggioranza di governo cittadino. Siccome i “falbiani” hanno criticato tanto il sindaco Roberto Perrotta quanto il presidente del consiglio comunale Graziano Di Natale, accusandoli d’aver fatto solo “selfie” e “passerelle” mediatiche nella circostanza in questione, dalle parti del Sant’Agostino hanno rimbalzato il colpo con una replica al vetriolo che segue integralmente.
I postumi del Ferragosto, amplificati dai caroselli del Carnevale Estivo, devono aver mandato su di giri quanti ancora attendono un’occasione per dar fiato a trombe rimaste scariche dopo l’appuntamento elettorale del 2017.
Nell’atmosfera allegra e festosa che ha ammantato la città nel corso del lungo fine settimana appena trascorso, qualcuno ha confuso la maschera con il volto e, tramutatosi nel super eroe che ritiene di essere, ha cercato la ribalta lontano dai luoghi istituzionali deputati al confronto.
Calpestando “l’onor del vero”, usato quasi come fosse un punto d’appoggio per salire in cima alle colonne dei giornali, un recente intervento condiviso a mezzo stampa, ha palesato tratti di una sindrome da sconfitta per la quale sarebbe opportuno il consulto di uno specialista, in quanto è davvero singolare assistere a ricostruzioni “in differita” che pretendono d’avere caratteristiche di esaustività proprie a chi, invece, i fatti li vive dall’interno.
Sarà pur vero che il problema al gruppo elettrogeno è stato identificato nella mattinata del 15 Agosto, ma è altrettanto incontrovertibile il dato secondo cui, a ventiquattrore di distanza, nulla s’era mosso per giungere a risolvere quanto riscontrato.
Senza l’intervento dell’amministrazione comunale cittadina, amplificato nella circostanza dalla natura “provinciale” dell’incarico istituzionale rivestito dall’avvocato Graziano Di Natale, poco o niente sarebbe accaduto a stretto giro e, probabilmente, la soluzione del problema si sarebbe protratta nel tempo, generando le condizioni per critiche e strumentalizzazioni utili a quei detrattori che, da tempo immemore ormai, auspicano un ridimensionamento del nosocomio paolano.
Col gruppo elettrogeno in tilt, l’effetto domino di disservizi si sarebbe abbattuto sulle sale operatorie dell’ospedale, andando a costituire una pregiudiziale non indifferente contro la natura “chirurgica” del polo cittadino, già attaccato nel recente passato su fronti ormai in via di risoluzione come quello della frana.
Per impedire lo stillicidio costante cui è esposta l’ala paolana dello spoke condiviso con Cetraro, l’impegno dell’amministrazione comunale è servito principalmente a dimostrare l’attaccamento alla struttura, la cui offerta sanitaria è sempre più benevolmente percepita, tanto dall’utenza quanto dai professionisti del settore.
Averci messo la faccia è stato il modo migliore per garantire la difesa del presidio, che taluni invece ritengono di poter tutelare per interposta persona, affidandosi a rapporti istituzionali che troppo spesso sono costati lungaggini funzionali a perdere servizi o a spostarli “temporaneamente”, per poi riaverli indietro solo dopo aspre battaglie.
“Selfie” e “passerelle” non sono costume di chi si impegna in prima persona, né di chi la ribalta l’ha ottenuta per suffragio popolare.
Forse si potrebbe pensare che la ricerca di visibilità alberghi più nel cuore di chi, con cadenza regolare, anziché mostrarsi e confrontarsi laddove la gente vorrebbe vederlo, ovvero dietro i banchi dell’aula consiliare, si mostra solo ed esclusivamente sulle pagine dei giornali, cercando la polemica a tutti i costi, anche a scapito del vero bersaglio da colpire e anche quando un problema si risolve.
Forse, quando non si hanno più cartucce da sparare, a qualcuno viene naturale auspicare che le cose precipitino per tutti, in modo che il “mal comune” possa nascondere l’acredine e la malafede ormai acclarate riguardo il proprio operato.