A causa di una querelle sorta riguardo l’assetto sanitario del tirreno cosentino, concentrato sul litorale tra Paola e Certaro, al vertice dell’aula “Lo Giudice” sono state rivolte espressioni che, di seguito, riprese da un suo stesso post, sono riproposte integralmente:
- “Fatti bastare quel porcile di ospedale che avete”
- “Può paragonare na zimma i puorcu ccu na stalla i cavalli”
- “Di Natale merita l’insonnia che sto patendo io per tutta la vita”
- “U surdu che un vo senta u facimu senta’”
In virtù di questa situazione (le cui cause Di Natale ha attribuito a Giuseppe Aieta: «si sa’ che Aieta usa questa strategia,da prima repubblica,per non dare conto degli scarsi risultati ottenuti,in campo sanitario, nonostante amministra la Regione Calabria da cinque anni»), l’amministrazione comunale paolana è voluta scendere in campo, in prima persona, per esprimere solidarietà ad uno dei suoi componenti più autorevoli.
Quando il dibattito su un tema travalica i confini del buon senso, scivolando lungo direttrici che nulla hanno a che vedere con l’argomento affrontato, l’esito di qualunque confronto risulta sterile e, alle volte, persino dannoso, tanto per chi si espone, quanto per coloro che dagli sviluppi della discussione attendono risposte in merito alla materia dibattuta.
Considerando la querelle recentemente sorta lungo l’asse che congiunge le parti dello spoke condiviso tra Paola e Cetraro, che ha visto coinvolti autorevoli referenti politici del territorio, intervenuti sui social network con proposte e preoccupazioni condivise con l’utenza del web, non si può che restare basiti dinnanzi alle reazioni e alle considerazioni rivolte a Graziano Di Natale, già consigliere provinciale ma anche, e soprattutto, presidente del consiglio comunale cittadino con delega alla sanità.
Nel clima campanilistico, artatamente predisposto da chi briga per intorbidare le acque, è stato diffuso un subdolo messaggio che, come una sorta di virus, ha “infettato” la natura stessa del dibattito affrontato a suon di interventi pubblicati sulle bacheche virtuali, mutando un ragionamento che stava concentrandosi sulle condizioni dell’offerta sanitaria del tirreno cosentino, in una sorta di tiro al bersaglio contro chi stava dimostrando la giustezza della propria posizione.
A Graziano Di Natale è stato quindi riservato un trattamento simile a quello già visto col “metodo Boffo”, una campagna di diffamazione basata su insulti personali e malauguri, volti a creare un diversivo per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Ma chi ha agito in tal senso ha fatto i conti senza l’oste, perché per quanto riguarda l’amministrazione comunale di Paola, nessuno specchietto per le allodole può bastare a distrarre dall’obiettivo prefissato, che in primis riguarda la tutela dell’offerta sanitaria locale e dell’utenza che ad essa si rivolge, ma che contestualmente presuppone la difesa a spada tratta di tutti coloro che, mettendoci la faccia, si pongono in prima linea contro la spoliazione di un territorio su cui si continuerà a rimanere vigili e attenti.
Certamente, da chi occupa posizioni privilegiate e prestigiose in ambito politico, attesa la china triviale assunta dalla querelle, ci saremmo aspettati ben altri comportamenti, dal momento che non può essere mai consentito lo scadimento del confronto a pura denigrazione personale.