eugenio facciolla

Anche il suicidio di un giovane nell’indagine sulla vendita dei diplomi OSS

«Quando si scoprono delle truffe ci si imbatte sempre in persone che hanno la forza di denunciare perché si accorgono che qualcosa non va bene e altri invece che accettano, partecipando di fatto alla truffa. Non bisogna dimenticare che però, spesso, capita che per bisogno o altre ragioni si accettano anche situazioni illecite».

Con queste parole, il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, ha stigmatizzato l’episodio della morte di un giovane che, a suo parere, si sarebbe tolto la vita dopo aver capito il “sistema” che ruotava attorno ai titoli di studio dispensati da un gruppetto di persone operanti sul fronte della formazione degli OSS.

Associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso sono le accuse mosse nei confronti di 6 persone, di cui 4 operanti nel settore degli istituti di formazione e 2 dipendenti dell’Asp di Cosenza, per le quali è stata disposta un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Secondo gli inquirenti, i soggetti in questione avrebbero organizzato, negli anni 2015/2017, decine di corsi da operatore socio sanitario e operatore socio sanitario con formazione complementare, nella scuola – priva di accreditamento alla Regione Calabria – “Sud Europa” di Altomonte.

Il versamento che ogni corsista doveva effettuare, constava di 2mila euro, il ché – alla luce dei tanti iscritti – ha portato ad una stima di guadagno illecito prossima ai 570mila euro.

Grazie alle indagini, partite in virtù di un serie di denunce, oltre agli arresti è stato possibile risalire a 300 titoli di studio che sono stati sequestrati.

Secondo i rilievi degli inquirenti, il sistema partiva col reclutamento di allievi allettati da una prospettiva di un facile sbocco lavorativo.

Tuttavia ogni speranza veniva poi vanificata dalla constatazione relativa ai corsi, inadeguati e non corrispondenti agli standard previsti dalla legge.

Per quanto riguarda la scuola finita sotto la lente della procura, le lezioni si sarebbero svolte inizialmente in locali dell’ex ospedale di Trebisacce (luogo di lavoro di due degli arrestati), all’unico fine di incantare gli iscritti riguardo l’effettiva validità del percorso di studi.

«I due dipendenti dell’Asp di Cosenza – ha dichiarato il procuratore Facciolla nel corso della conferenza stampa odierna – in questo contesto hanno avuto un ruolo fondamentale, anche perché oltre al reclutamento si occupavano anche del trasporto dei corsisti in Campania dove in molti hanno sostenuto l’esame di abilitazione. Le persone che hanno collaborato con noi all’indagine ci hanno spiegato anche come venivano fornite loro le risposte del quiz che dovevano sostenere in modo da poterle memorizzare e superare agilmente l’esame professionalizzante».

Le prove finali, da svolgersi proprio nel capoluogo partenopeo, si svolgevano dinnanzi alla commissione ufficiale della Regione Campania, del tutto all’oscuro rispetto all’effettivo lavoro svolto in sede di preparazione dai corsisti.

Ciò sarebbe stato reso possibile grazie alla collaborazione di due sodali, rappresentanti di altrettanti istituti di formazione regolarmente accreditati presso la Regione Campania, il Sa.Dra. ed il Check up Formazione, che avrebbero avuto facoltà di adulterare il percorso formativo degli allievi provenienti dalla scuola Sud Europa, inserendo i diplomandi negli elenchi dei propri corsi di Oss e Osss, facendo così risultare che gli studenti calabresi avevano frequentato le lezioni teoriche nelle loro aule ed i periodi di tirocinio nelle Case di Cura Villa Angela di Napoli e Ios Meluccio di Pomigliano D’Arco. Strutture dove nessuno di loro era stato mai visto.

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