Il 25 ottobre verrà presentato al MACRO (Museo d’Arte Contemporanea di Roma) il romanzo del prof. Corrado Morgia “Allegro adagio assai”. Si tratta di un racconto che, attraversando la contestazione politica degli anni Settanta, discute apertamente di cinema e letteratura. In occasione dell’imminente presentazione romana scambiamo due affettuose parole con l’autore
Caro Corrado, questo tuo romanzo “Allegro adagio assai” è già uscito da qualche mese. E un libro che parla di cinema, tantissimo cinema. E di politica, soprattutto. Cosa ti ha spinto a scriverlo?
Ti dirò. Io non nasco scrittore, bensì insegnante. Per anni ho abbozzato appunti vari, e ho sentito la necessità di dover fare punto sulla storia del nostro paese e sulla mia vita. Il libro, che parte da Sessantotto fino ai primi anni novanta, attraversa un ciclo in cui grandi ideali e aspirazioni che accomunavano molti e giovani ed erano relativamente parlando anche “di massa”. Io mi reputo un “orfano del surrealismo”, scrivere un libro è un po’ come tagliarsi le unghie, eppure ci tenevo molto a riordinare questi appunti…
Il libro narra di un militante comunista durante gli anni della contestazione. Essendo tu stato attivo a quei tempi nelle file del PCI ha ovviamente qualcosa di autobiografico no?
Senz’altro. E c’è soprattutto questo voler rappresentare il bilancio di una generazione, ma anche di un preciso momento storico. Avrei potuto farlo anche sotto forma di saggio, ma alla fine ho preferito questo Io narrante che è un ‘cinematografaro’ fallito. Per anni sono stato un grande frequentatore di cineclub come il Filmstudio, ho ascoltato tantissima musica, ho letto tanti romanzi, quindi ho fatto alcune esperienze che possono ricordare Cesare, il protagonista del libro. Non ci sono particolari riferimenti a qualche personaggio molto conosciuto, lui è un militante intellettuale come tanti, come ne ho conosciuti parecchi. I rimandi a personaggi che ho conosciuto personalmente ci sono, e di alcuni faccio anche i nomi
Come mai la scelta di intitolare il libro, oltre che i capitoli dello stesso, con le indicazioni musicali del tempo di esecuzione (allegro, andante, vivace, ecc…)?
E un omaggio alla musica e alla mia sfrenata passione per lei. Più che un tecnico oserei definirmi un musicofilo, nonostante abbia lavorato a lungo in istituzioni quali l’Accademia di Santa Cecilia, della quale sono stato vicepresidente per sei anni. Negli ultimi anni della mia vita lavorativa ho lavorato nella Fondazione Musica per Roma, quindi ritengo di essere stato immerso sufficientemente in questo mondo spettacolare
Molto interessante la descrizione della vita nei cineclub nel racconto!
E posso dirti di come siano cambiate le cose. Non frequentando da tempo il giro della vita da cineclub non oserei fare il confronto, però sono d’accordo tutti, l’affluenza nelle sale rimane sostanzialmente in crisi. Come ho già detto le mie esperienze da cinefilo riguardano quelle del ben noto Filmstudio, in un’epoca in cui le tecnologie non invadevano questi mezzi come la riproduzione dei film o dei brani musicali, quindi la fruizione di queste opere era legata a tutta altra dimensione. La sera l’andare al cinema o a teatro era un rito permetteva anche di stare più tempo fuori casa. Ma anche l’andare in libreria era diverso, incontravi gente che conoscevi e anche la discussione dei libri appena usciti era formulata sotto un’ottica diversa
Editore: Novecento Libri, Roma
Data uscita: 15 dicembre 2018
Pagine: 344 p., brossura