Anche quest’anno, la Corte dei Conti, per la quarta volta consecutiva, ha parificato il rendiconto dell’anno 2018.
L’ampia e articolata analisi dei profili contabili e della legittimità e regolarità della gestione finanziaria dell’ente, oltre a sottolineare i risultati positivi raggiunti della Regione, ha offerto spunti di grande riflessione e di enorme rilevanza che non riguardano solo l’Ente regionale ma tutto il sistema degli Enti territoriali calabresi.
Gli aspetti positivi riconosciuti dai magistrati contabili hanno riguardato tutti i fondamentali del bilancio: il rispetto del pareggio e del limite di indebitamento, che è tra i più bassi tra quelli del comparto delle Regioni, il corretto utilizzo dell’avanzo di amministrazione, la riduzione del disavanzo e il miglioramento del risultato economico dell’esercizio 2018 rispetto a quello registrato nell’anno 2017.
Anche l’indagine a campione effettuata dalla Corte con la metodologia DAS sui mandati emessi nell’anno 2018, ha dimostrato un sostanziale rispetto delle regole giuscontabili e amministrative.
Sono stati peraltro raggiunti i “target di spesa intermedi” del POR 2014-2020; infatti, con decisione del 20 agosto 2019, la Commissione europea ha assegnato la premialità per un importo di 143 milioni di euro, risorse che verranno iscritte in bilancio per essere destinate ad investimenti.
E’ stata riconosciuta, inoltre, la forte azione di recupero dell’atavico ritardo nell’approvazione dei conti consuntivi arretrati degli enti strumentali (oltre 70 documenti contabili riferiti ad annualità successive al 2002), nonché la tempestiva approvazione dei rendiconti pervenuti nell’anno 2018 e del Bilancio consolidato regionale.
La Corte ha rilevato alcuni problemi relativi al contenzioso e ai pignoramenti, che però non sono in gran parte addebitabili a disfunzioni della macchina regionale.
Ancor meno addebitabili alla gestione regionale sono i rilievi della magistratura contabile sul sistema sanitario. E’ vero che la sanità continua a presentare criticità gravi, sia nella capacità di offrire un servizio di qualità che nell’utilizzo rigoroso delle risorse, tant’è che anche nel 2018 il deficit è ulteriormente cresciuto, causando il blocco automatico del turn over del personale. Come è noto, questa situazione non è addebitabile alla Regione, ma unicamente alle gestioni commissariali e al Governo nazionale che, con il “decreto Calabria”, come ampiamente previsto, a distanza di oltre sei mesi dalla sua entrata in vigore, ha aggravato i problemi, causando, in alcuni casi, una paralisi del sistema sanitario regionale ed una ulteriore grave caduta della qualità dei servizi.
Da ultimo, è stato evidenziato il problema del debito dei Comuni verso la Regione relativo alle somme dovute per il servizio idrico fruito negli anni che vanno dal 1981 al 2004, risalente cioè al secolo scorso, ovvero al periodo della Cassa per il Mezzogiorno.
La Regione, per come rilevato anche dal Procuratore regionale, ha tenuto nel corso di oltre trent’anni, un comportamento “paternalistico e sin troppo comprensivo” nei confronti dei Comuni morosi, senza attivare una decisa azione di recupero di un credito.
E’ pur vero che la Regione opera in un difficile contesto, caratterizzato da una grave situazione della finanza locale e da reali difficoltà da parte dei Comuni a pagare le somme già dovute per il servizio dei rifiuti. Ciò ha condizionato oggettivamente l’azione di recupero dei crediti del servizio per la fornitura dell’acqua, riferiti a gestioni, anche politiche, ormai lontane nel tempo. Inoltre, si è inteso evitare di aggravare ulteriormente la situazione finanziaria degli Enti Locali che, a seguito di recuperi forzosi da parte della Regione, avrebbero dovuto avviare la procedura di dissesto.
Purtroppo, le azioni poste in essere nel 2019, dopo decenni di immobilismo, per recuperare questo credito datato, non sono state ritenute sufficienti e, pertanto, la Corte ha ordinato alla Regione di adottare delle misure coercitive nei confronti dei Comuni debitori imponendo all’Amministrazione stessa, nelle more del recupero di tali crediti, l’accantonamento di importanti risorse connesse prevalentemente al credito vantato nei confronti dei Comuni di Reggio Calabria e Cosenza.
Considerato che la verifica da parte della Corte riguarderà tutti i Comuni morosi, sarà necessario avviare un’azione decisa di recupero di tali crediti. Il Presidente della Giunta regionale ha manifestato alla Corte l’intenzione di incontrare tutti i sindaci dei Comuni interessati per spiegare le azioni che la Regione ha l’obbligo di porre in essere, al fine di garantire la certezza ed il rientro del credito regionale, lavorando per evitare, con la collaborazione dei sindaci, un corto circuito che investirebbe le amministrazioni locali, con implicazioni negative sulla vita dei cittadini.