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Covid-19 – Sanità di Serie A e di Serie B: ciò che il virus ha portato a galla

Parola di Cosmo De Matteis, Presidente Nazionale Emerito del Sindacato dei Medici Italiani, Medico di Base, Giornalista e Direttore de “Il Marsili Notizie”

Se vi erano dubbi sulla inaffidabilità circa la gestione della sanità in alcune regioni come la Calabria, il coronavirus ha dimostrato l’impreparazione e l’inadeguatezza del nostro sistema regionale a far fronte ad una simile evenienza!

Medici di famiglia su cui grava II primo impatto, di fatto sono lasciati soli nei propri studi.

Ad oggi nessuno strumento protettivo è stato dato loro in dotazione: ,maschere, guanti, disinfettanti.

Stesso discorso dicasi per i medici delle strutture ambulatoriali, addetti quindi alle varie visite specialistiche,  i medici di guardia medica che operano a domicilio e quasi sempre di notte sono in affanno per lo stesso motivo.

Al momento gli unici che hanno una dotazione idonea sono i sanitari del 118, in quanto dovendo intervenire in casi di calamità naturali, quali terremoti o altri eventi, hanno in dotazione: tute, maschere e guanti.

Sorvoliamo sulla possibilità di ricovero in strutture specialistiche idonee.

Mentre i posti in rianimazione, da sempre insufficienti per le normali patologie, andrebbero facilmente al collasso.

Da anni, come sindacato, abbiamo espresso la nostra contrarietà alla regionalizzazione della sanità.

In questi anni abbiamo assistito ad un progressivo depauperamento della nostra sanità, in Calabria in particolare, dove la mafia ha gestito a piene mani.

La politica, dal canto suo, con la gestione clientelare ha dato il colpo di grazia: direttori generali nominati sempre in base al rapporto di dipendenza dal politico di turno, senza nessuna capacita gestionale. Spreco di risorse in rapporto sempre a criteri personalistici. Personale sanitario ormai al lumicino: insufficiente a coprire i turni attuali, figuriamoci una emergenza.

Un discorso a parte per la tanto decantata sanita al nord: in questi anni in quelle regioni si è impolpata la sanità privata a discapito del pibblico, alcuni imprenditori hanno fatto la loro fortuna, gli scandali di prezzi gonfiati di parcelle strapagate hanno ridotto notevolmente la capacita del pubblico di competere col privato.

Oggi i nodi vengono al pettine, anche al nord lo scarso investimento nel pubblico ha ridotto le capacità d’intervento.

Il privato si guarda bene dal farsi avanti in una tale emergenza, da ciò la nostra richiesta al governo: “la sanità è unica e deve essere centralizzata. Non può esistere una sanità di serie A o di serie B.

Questo è il momento: ritorniamo ad una sanità nazionale solidale ed uguale per tutti.

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