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Visti dal Cosmo – «Se il covid “esplode” in Calabria sarà come un’eruzione del Vesuvio»

Volendo fare un paragone per quanto concerne il covid-19, i cittadini calabresi sono nelle stesse condizioni dei residenti napoletani sulle pendici del Vesuvio: se esplode la pandemia da noi non abbiamo possibilità di fuga.

A mesi di distanza dalla fase acuta, in cui la Calabria – per pura fortuna – è stata solo sfiorata, nulla di concreto è stato attivato. Esaminando la sola situazione del tirreno, possiamo affermare che non siamo assolutamente in grado di affrontare non solo un’epidemia, ma anche un consistente aumento di eventuali contagi.

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Ad oggi non sono stati potenziati i Pronto Soccorso, non esistono percorsi differenziati. Gli stessi locali dei Pronto Soccorso non riescono a far fronte alle normali emergenze, il personale medico ed infermieristico è assolutamente insufficiente e sottoposto a turni stressanti. I posti letto nei vari reparti, dopo i tagli continui degli ultimi anni, sono ridotti al lumicino, mentre mancano sempre nei reparti i medici specialisti delle varie branche.

Ma la cosa più grave è la carenza di posti di rianimazione: nei tre ospedali sono operativi solo sette posti di rianimazione a Cetraro. Da questa carenza ne deriva l’assoluta incapacità di far fronte ad una possibile maggiore incidenza di casi covid.

A breve ci troveremo in piena epidemia influenzale, con due sole unità operative USCA, composte da un medico ed infermiere, per l’esecuzione di tamponi a domicilio in casi dubbi. Per quanto concerne la possibilità di esecuzione di tamponi negli studi dei medici di famiglia, lo SMI ribadisce che – in particolare in Calabria – gli ambulatori sono ubicati in condomini e gran parte sono piccoli e con poche stanze. Quindi il pericolo di assembramenti nei condomini e l’ovvia opposizione degli stessi condomini.

Inoltre lo SMI sottolinea che già il carico di lavoro per un medico di famiglia spesso tocca le dodici ore, il medico oltre le ore di ambulatorio con tutto  l’enorme carico burocratico, deve effettuare le tante visite domiciliari e, a breve, si dovrà procedere alla vaccinazione anti influenzali.

Inoltre se non esiste un minimo di preparazione, si rischia di fare  degli esami falsati.

Come SMI abbiamo suggerito la possibilità di eseguire i tamponi, se si trovano medici disponibili, in palestre o altri locali idonei.

Vogliamo però ricordare che agli oltre centosettanta medici morti per il covid, non è stato riconosciuta la causa di servizio. Per cui le famiglie dei tanto decantati eroi si trovano in serie difficoltà economiche, abbandonati a se stessi.

In questo quadro allarmante, si sovrappone una incapacità politica che non riesce a programmare una seria iniziativa per almeno far fronte alle basilari esigenze sanitarie.

L’ennesimo commissario che getta la spugna è indice di una sanità ingovernabile o forse sottoposta definitivamente ad altri poteri, a cui giova una sanità gestita da personaggi spesso non all’altezza della situazione ed incapaci di opporsi a pressioni politiche o altro.

Unica speranza per i credenti della nostra zona è la fede in San Francesco e che protegga come Santo Protettore la propria Regione.

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