Sebbene i movimenti attorno ai candidati a sindaco siano frenetici, e malgrado il susseguirsi dei giorni e delle ore sia scandito da “colpi di osceno” (soprattutto sui social network come Facebook e Whatsapp), alla fine tutto si ridurrà ad un confronto a due.
La “Paola che non ti aspetti” tornerà tra la gente questa sera, mentre “L’inizio di un nuova era” è fissato per lunedì. Tra le compagini schierate per l’assalto “finale” al Sant’Agostino, serpeggia la consapevolezza di non poter contare su nessun apparentamento “ufficiale”, né tantomeno su endorsement “alla luce del sole”. Ognuno, sul campo, cercherà di fare affidamento alle proprie forze.
Se non altro perché, l’eventuale “intervento alleato” a favore di questo o di quello, potrebbe comportare “reazioni avverse” all’interno delle stesse truppe che ufficialmente supportano i candidati a sindaco.
Fino ad oggi, almeno attraverso canali canonici (quali possono essere le testate giornalistiche o i comizi in piazza), l’unico ad aver manifestato una posizione “d’ascolto” è stato Roberto Perrotta, che forte della presenza consiliare – comunque vadano le cose – di una folta rappresentanza della fu “Salute Pubblica”, potrebbe entrare in sintonia con chiunque – in questo momento – dimostri qualità da “leader”, ruolo che egli stesso ha esercitato – e continuato a esercitare nella veste di ri-candidato a sindaco – rispetto a tutti i consiglieri “superstiti” dal 2017.
Perrotta ago della bilancia? Forse
È indubbio che l’appeal di Roberto Perrotta sia drasticamente calato, per la prima volta – con lui principale attore – l’elettorato non è bastato per arrivare al ballottaggio. Tanti voti sono giunti per “interposto consigliere”, nel segno di un trasversalismo che, più che dare fiducia ad un progetto, ha dirottato le preferenze su un’aula “Lo Giudice” molto diversa da quella che sarebbe sorta con “La Nostra Paola” in maggioranza. Ciò denota una certa staticità del bacino da cui sono stati attinti i voti, uno specchio ridottosi di parecchio in seguito alla traumatica scissione con Giovanni Politano, e per nulla rinnovato dagli innesti tentati per sostituire Josè Grupillo, risultato forza motrice nella coalizione di Emira Ciodaro.
Perrotta Sindaco – almeno in questa tornata – “non più…”; però, se il carisma del leader è stato tale da concentrare su di se 2mila 273 preferenze, non è detto che un suo pronunciamento “informalmente favorevole” a chicchessia, tra Ciodaro e Politano, non riesca a smuovere masse determinanti per l’esito finale.
Con mezza ex coalizione “confermata” nell’aula Lo Giudice, in ognuno dei due scenari, Perrotta è senz’altro consapevole di “cosa” troverà lungo il cammino della prossima amministrazione, un vantaggio che, abbinato alla smisurata esperienza maturata nelle vesti di “primo” fra i cittadini, potrebbe indurlo a propendere per la scelta più incline a farsi carico delle istanze popolari, con l’intensità e la partecipazione proprie a chi nel popolo non fa distinzioni, così come lo si è sentito spesso dichiarare durante i comizi precedenti al primo turno. Da socialista capace di governare con maggioranze eterogenee al punto da coniugare ex missini ed ex comunisti, non sarà certo il dilemma tra Ciodaro e Politano ad impensierirlo. Probabilmente l’attenzione sarà concentrata su “quel treno chiamato Paola”, metafora largamente utilizzata durante i comizi, destinato a proseguire con un macchinista diverso, con destinazioni più o meno note a seconda del subentrante. Un convoglio di cui Roberto Perrotta conosce ogni passeggero, datosi che per larga parte degli ultimi 25 anni ne è stato “responsabile”. Macchinista, capotreno, controllore, ognuno dei ruoli di cui la Ferrovia dispone, è stato interpretato dal sindaco uscente, che senz’altro è a conoscenza delle disparità sociali annidate tra i vari vagoni, nonché delle criticità lamentate dalla struttura, con la carrozza ristorante inaccessibile a gran parte dei passeggeri, troppi dei quali ancora in attesa di servizi all’altezza della destinazione prospettata.
Signorelli e Alampi, nessuna influenza sui propri elettori
Andrea Signorelli, vera e propria rivelazione che ulteriore simpatia ha generato dopo le elezioni, al suo elettorato – da Piazza IV Novembre (quindi all’aperto di uno spazio più capiente di Piazza del Popolo) – ha lasciato libertà di scelta, auspicando consapevolezza in ognuno dei casi possibili, tra i quali il “non voto” è un’opzione.
“Si scegliessero tra loro” sembra anche la posizione di quanti hanno sostenuto Paolo Alampi, dei quali nessuno si è espresso ufficialmente a favore di uno tra Ciodaro e Politano.
Forse in tanti staranno valutando più i “contro”.
Comunque vada, sarà una sfida – a due – estenuante.