Rilevata dal consigliere Andrea Signorelli nel corso dell’ultimo consiglio comunale paolano, un’anomalia presente nel bando per la concessione di parte del complesso Monastico Badia, che apre alla possibilità di insediare attività di trasformazione casearia tra le mura millenarie della struttura, rischia di pregiudicare notevolmente il processo di valorizzazione di un bene culturale che, proprio di recente, è stato acquisito per conto dell’intera comunità. Di questo è convinta l’ex sindaco e senatrice Antonella Bruno Ganeri, che nel corso di un intervento promosso a mezzo stampa, si è detta disposta ad attivarsi seguendo ogni via, «anche legale, per sottrarre Badia ad una destinazione utilitaristica».
Questo l’intervento della prima cittadina che, dalla prima metà degli anni ’90 del secolo scorso fino agli albori del millennio attuale, diede avvio ad un processo di rinascita che portò Paola fuori dalle secche di un dissesto cui, però, a poca distanza ne è seguito un altro (e forse, considerando la situazione attuale, un altro ancora).
«Sono venuta a sapere che l’Amministrazione comunale intenderebbe allocare a Badia un non meglio identificato “Laboratorio di trasformazione casearia”.
Spero che non sia vero, anche perché so per certo, che, sempre a Badia, è in corso di allestimento un Museo della memoria (MUSME) a cura del circolo Rotary di Paola.
Costringere alla coabitazione forzata storia, memoria e… formaggi, mi sembra proprio un obbrobrio.
La determina n.99 del 26 maggio u.s. (download), con cui si annunzia al Consiglio Comunale e, di conseguenza alla Città, l’avvio di tale operazione, sicuramente più commerciale che culturale, è essa stessa (la determina) un capolavoro di incomprensibilità e denota un uso quanto mai farraginoso e burocratico della lingua italiana.
Intanto tra la prima e la seconda parte della determina stessa c’è un enorme anacoluto.
Mi spiego: la prima parte, chiara e condivisibile, elenca le attività che possono (direi debbono) aver luogo in quel capolavoro architettonico che è Badia.
E cioè: attività musicali, museali, conferenze, mostre, concerti etc.
La seconda parte, invece, genera il caos e suscita una serie di domande: chi ha avanzato la proposta di questa elaborazione casearia?
La domanda è retorica: perché io e non solo io, crediamo di saperlo.
Il comune ha mai espresso attraverso un avviso pubblico la volontà di realizzare a Paola un laboratorio di tal tipo?
E se lo ha fatto con quale autorità ha ritenuto che quel bene culturale possa essere adibito ad attività commerciali?
A noi risulta che su Badia sono state avanzate tante proposte, tutte di notevole valore culturale, di cui, evidentemente, si è persa traccia.
Già, per incuria delle Amministrazioni precedenti, si è persa l’occasione di allocare a Badia una prestigiosa raccolta di macchine per scrivere, offerta alla Città dal signor Franco Nigro e che un altro luogo, evidentemente più accorto ed intelligente ha saputo accogliere ed apprezzare.
Paola, lo ricordo a me stessa, non ha un grande patrimonio culturale, ma da qualche anno qualcuno si è messo a distruggere le cose più belle.
Il Sant’Agostino, convento del 1200, tra i più belli ed importanti d’Italia, è stato adibito ad uffici comunali (doveva essere solo per qualche mese) ma sono ormai ben 26 anni e non sembra ci sia alcuna volontà politica di restituire quel capolavoro al suo utilizzo appropriato ovvero un Centro policulturale, per il quale erano stati messi in essere molti interessanti interventi.
Il Centro storico della cittadina, tra i più belli dell’Italia Meridionale è stato volgarmente e selvaggiamente rovinato da una bretella autostradale che non si è mai saputo da chi sia stata voluta e come sia stata finanziata.
L’Ostello della gioventù(Palazzo Scorza) finanziato con tre miliardi con le opere del Giubileo 2000, non è più Ostello, non si sa cosa sia, né chi se ne prenda cura e per fare cosa.
Potrei continuare ma l’elenco sarebbe troppo lungo (i vasi… da notte sul Lungomare, la Piazza Nassirya intesa quale modo migliore per dire che Paola è d’accordo con le guerre imperialiste; la Casa di riposo Tarsitano che non accoglie pensionati, come avrebbe voluto il professore; l’incompiuta di Sottomercato che mostra al cielo una sequenza di archi che va verso l’ignoto, senza peraltro avere la suggestiva bellezza della Piazze di De Chirico; i murales che si sono scoloriti; il sogno del porticciolo che più passa il tempo e più assomiglia alla ‘’Fabbrica del Don’’).
E veniamo a Badia, Santa Maria di Giosaphat, importante costruzione di antiche vestigia, adibita nel tempo agli usi più diversi, fu anche lazzaretto, per cui rimando al bel lavoro del professor Napolitano, che fu appunto presentato a Badia.
L’Auser di Paola ha speso molti soldi dei soci stessi per rendere Badia accogliente, si sono tenuti in questi anni eventi di grande interesse culturale: mostre, concerti, convegni, dibattiti… chiedo, per tutto questo e quello che non ho potuto dire, per non farla troppo lunga, di ripensare a questa soluzione, ritirando la determina in questione.
Ove questo non dovesse avvenire per quanto sta in me e in tutti i coloro che hanno a cuore il futuro di questa Città si andrà fino in fondo attivando ogni via, anche legale, per sottrarre Badia ad una destinazione utilitaristica».