Alla fine si dirà che sarà un grande risultato nel segno della continuità e della solidità della maggioranza, ma a ben guardare – quello che sta per uscire dal famigerato “rimpasto” del governo cittadino – per Paola sarà semplicemente una riedizione, ridotta, della “nuova era” inaugurata nell’estate del ’22.
Col naufragio dell’accordo che s’era tentato di instaurare con forze consiliari di minoranza – che altro non avrebbero chiesto se non un assessorato con deleghe affini all’esperienza e al peso elettorale di ciascun consigliere, nonché l’azzeramento degli attuali capisettore municipali – Giovanni Politano si ritrova a dover rivolgere la massima attenzione ad ogni componente della sua maggioranza, risicata nei numeri al punto che, se uno solo dei seggi dell’ala sinistra dell’aula Lo Giudice dovesse risultare vacante in un’occasione cruciale (quale può essere una votazione sul Bilancio), il banco salterebbe all’improvviso.
Con le assegnazioni “bloccate” sui nomi finora in forza all’esecutivo, perché ognuno dei componenti della giunta è legato a doppio filo ai referenti consiliari (la Serranò è espressione del gruppo col peso specifico maggiore ed è una vicesindaco riconosciutissima nel ruolo, Lo Gatto ha nella consigliere Serpa il suo asso nella manica, Focetola è espressione – anche – della sorella, la più dinamica sostenitrice delle posizioni dell’amministrazione, la Grossi è intoccabile perché sostenuta dalla lista dello stesso sindaco), l’unico posto da assegnare resta quello lasciato vacante da Pasquale Filella, sedotto e silurato proprio da Politano quasi sei mesi fa.
La necessità di una rappresentanza “operativa” in seno all’organo esecutivo, sembrerebbe riguardare un’inedita coppia, tale nel segno dell’appartenenza – anche se da poco – al medesimo gruppo (che salirebbe a tre elementi su cinque nella giunta).
Entrambi giovani e intraprendenti, starebbero sfogliando la margherita di nomi dai quali estrarre quello che poi Politano dovrebbe, sorridendo, presentare ai paolani come novità (a proposito di risate, pare che una proposta – rifiutata all’istante – sia giunta addirittura alle parti che costituiscono la nemesi dell’attuale andazzo centrodestrorso).
Ma il vero clamore, piuttosto che il nome del prossimo assessore, dovrebbe suscitarlo il vicolo cieco nel quale è andato a cacciarsi il primo cittadino, ormai esposto ad ogni sorta di umore dei suoi sostenitori consiliari. Un amministratore che non avrà più alcuna autonomia, se non quella condizionata al placet della “maggioranza” nel suo insieme e all’unanimità. E un sindaco tirato per la giacchetta da ogni parte, non fa lungo cammino.