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Elezioni e autonomia – Votare chi tifa Lega potrebbe affossare il sud

In questa campagna elettorale da un solo palco si è parlato di Autonomia Differenziata, eppure, la scure che a breve si abbatterà sulle nostre vite, recidendole di netto, avrebbe dovuto essere in cima a tutti i dibattiti politici, perché cambierà per forza di cose tutto il sistema amministrativo dei Comuni del Sud, ma anche di tutti i piccoli Comuni italiani, che saranno obbligati ad unirsi o a sparire.

Il DDL Calderoli, che indica nuove linee di lettura del dettato Costituzionale, è stato temporaneamente rallentato dal Presidente della Repubblica, che lo ha mandato alla Corte Costituzionale, la quale Corte ha solo chiesto la correzione di alcuni punti; quindi sarà ripresentato e sicuramente approvato, ma in compenso la Corte ha bocciato il Referendum popolare.
Del resto, dobbiamo considerare che tra i giudici della Corte c’è, ad esempio, Luca Antonini, che, prima di diventare giudice costituzionale, è stato presidente Copaff, uno dei maggiori organismi che hanno lavorato al lungo processo del federalismo fiscale. Antonini è stato quel presidente Copaff che ha stabilito, tra le altre cose, il criterio di assegnazione dei fondi per la sanità alle Regioni, facendo confluire, giusto per dare un dato, 2200.00 euro pro-capite alla Lombardia e 1600.00 alla Campania. Così gli ospedali della Campania non hanno retto il passo e i pazienti sono confluiti negli ospedali lombardi, che sono risultati sempre più efficienti e sempre meglio rifinanziati. Stessa sorte hanno seguito tutte le altre regioni del Mezzogiorno. Con che motivazione? Perché siamo a Sud.

Dal 2001 ad oggi il grande fantasma della Costituzione, di cui nessuno si è curato, sono i Lep, i livelli essenziali di prestazione, quelli che dovrebbero essere legati ai fabbisogni dei cittadini e non alla volontà/capacità di un ente di erogarli. Quelli che dovrebbero essere uniformi sul territorio nazionale, perché naturalmente la Costituzione considera scontatamente uguali tutti i cittadini italiani, per cui i Costituenti non avrebbero mai immaginato di dover aggiungere all’Art. 3 della Costituzione, anche la discriminazione per residenza. Oggi, invece, lo stesso diritto, sancito dalla Costituzione, cambia in base a dove si nasce e si risiede. Il DDL Calderoli prevede che “il trasferimento delle risorse relative alle nuove funzioni regionali, deve tener conto sia dei fabbisogni dei territori (.) che del gettito fiscale. Peccato che i fabbisogni, mancando i Lep, siano stabiliti in base alla spesa storica. Una spesa storica che risulta alta, se non altissima a Nord e bassa, se non bassissima o inesistente al Sud. Come mai?

E’ stato facile costruire una campagna mediatica per addossare tutte le colpe ai meridionali. Siamo un popolo che è razzista con sé stesso, la cultura razzista è tra le cause dello smarrimento dell’Italia, del suo declinante peso culturale, politico, economico, demografico. Del resto a che cosa servono i pregiudizi? A dare spiegazioni semplici a domande complesse: Sud Italia è questione meridionale per colpa dei meridionali. E ci abbiamo creduto anche noi.
E poi, invece, esiste un sud reale, in cui dilagano disoccupazione ed emigrazione, la sanità è sempre a corto di personale e di letti, l’alta velocità e l’Autostrada si sono (letteralmente) fermate ad Eboli, gli asili nido e i servizi sociali e di assistenza alla persona non esistono.
Perché i pregiudizi non sono mai innocenti, sono serviti a giustificare scelte politiche devastanti per il Mezzogiorno, scelte di semi-colonialismo.

Dal rapporto governativo 2020 e grazie all’Istat dei soldi, i CPT istituiti da Ciampi, che certificano dove va a finire ogni euro pubblico, noi sappiamo che dal 2000 al 2018 al Sud sono mancati fondi pari a circa 840 miliardi di euro. Sappiamo che avremmo dovuto ricevere fondi ordinari pari alla percentuale di popolazione residente (34%) per gestire la vita ordinaria dei cittadini, i servizi ed i diritti sociali; e fondi europei in conto capitale per gli investimenti nelle grandi opere. Bene, abbiamo ricevuto importi tra il 28% ed il 31%, sommando entrambi i finanziamenti, ovvero i fondi europei hanno sostituito quelli ordinari, che ci erano dovuti per diritto costituzionale. Motivo per cui il divario di sviluppo non è mai stato recuperato e non si è riusciti ad assicurare nemmeno i servizi essenziali. Motivo per cui a Sud risulta una spesa storica molto bassa in base alla quale riceveremo sempre meno fondi statali, fino a restare senza ossigeno. Sulla Costituzione si sta semplicemente passando sopra con gli stivali sporchi di fango. Con la connivenza di tutti i partiti e di tutti i politici meridionali.

A nessuno è sembrato anomalo che i 2000 bambini di Caserta non avessero un solo asilo nido, mentre tutti i bambini di Reggio Emilia ne avessero uno a tempo pieno; che Trento ricevesse 2450 euro a bambino, mentre Reggio Calabria soltanto 19 euro; che nel 2018 la Calabria abbia ricevuto 1521 euro per abitante e la Lombardia 2530; che nel 2014 siano mancati al Sud 466 euro a cittadino per assicurare i bisogni fondamentali; che Soveria Mannelli si sia vista dimezzare la spesa per i servizi sociali con la seguente motivazione: sei un Comune calabrese, non ti servono.
In questo primo quarto di secolo, il Mezzogiorno è arretrato di 25 punti, da 90 a 65. Quindi il Sud non è rimasto indietro, è scivolato indietro.

Il progetto federalista, del resto, è stato promosso da un partito che aveva Nord nel nome, autonomia padana nello statuto e una sequenza di termini razzisti per ben identificarne l’identità. Lo stesso partito che oggi ha tolto Nord dal nome e si presenta in campagna elettorale al Sud (ed a Paola) per salvare l’amministrazione di questo paese, dopo averla distrutta. Il Sud è stato Grande bacino di voti e poi è stato terra estrattiva, un serbatoio a cui non dare e da cui prelevare risorse economiche, finanziarie ed intellettuali: operai e manovalanza, malati per gli ospedali, studenti per le Università, impiegati per la pubblica amministrazione, professionisti per le imprese private e soprattutto consumatori. Il nord cresce grazie allo sfruttamento del Sud, a nessuno interessa sviluppare il Sud, dovrebbe interessare a noi, dovremmo iniziare a pretenderlo.

I cittadini italiani tutti dovrebbero capire che questo DDL mette a repentaglio la coesione del Paese. Se i residenti della Lombardia ricevono più cure o cure migliori, più servizi sociali o servizi migliori, rispetto a chi vive in Calabria, se ai nati al sud, con una pressione fiscale pari se non superiore per effetto dell’aliquota Irap e delle addizionali locali, mancano diritti fondamentali, sentiranno di avere una cittadinanza limitata. Questo divario di cittadinanza non potrà non avere conseguenze e in effetti le sta già avendo, nel fenomeno della desertificazione dei territori del Sud.

Nessuno si è accorto che la perequazione da verticale Stato-Comuni è diventata orizzontale Comuni-Comuni, innescando una vera e propria guerra contro il sacrosanto principio della solidarietà.
La solidarietà funziona come una bilancia: su un piatto c’è la capacità fiscale, sull’altro i fabbisogni; se i soldi incassati sono più dei fabbisogni quella comunità deve essere generosa con gli altri e viceversa. Solo in questo modo la forza vitale di un sistema paese si mantiene in costante equilibrio.
Perché la ruota gira, il pendolo oscilla. Non a caso, in Italia, proprio le tre regioni che si ritengono talmente virtuose da poter fare tutto da sole, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, non sono state in grado di fronteggiare l’epidemia di Covid ed hanno avuto bisogno della solidarietà dell’intero paese. Solidarietà che hanno ricevuto.

Le crisi economiche fanno perdere la ragione, ma il Nord non risolverà i suoi problemi dissolvendo l’Italia, che diventa sempre più piccola e povera, prossima al collasso demografico (nel 2027 ci saranno più persone di anni 80 che di anni 18) per cui le migrazioni dal Sud portano letteralmente alla chiusura di intere comunità, che perdono prima la scuola, poi le strutture sanitarie, poi la rete di servizi. Quando il serbatoio Sud sarà vuoto, anche il Nord crollerà.
Negare pervicacemente i diritti, non è fare danno al calabrese, al pugliese, al lucano, al campano, è l’amputazione del sistema Italia che annaspa sempre più.
Il sud Italia arranca e si distanzia dal nord, allo stesso modo in cui l’Italia intera arranca e si distanzia dall’Europa. Il divario cresce in maniera proporzionale: sud-nord, Italia-Europa.

Forse stavolta la salvezza dell’Italia potrebbe ripartire proprio dal suo Mezzogiorno, se finalmente si risvegliasse dal suo torpore e ritrovasse la sua dignità di popolo capace ed intelligente. Se iniziasse a pretendere, a scegliere liberamente, a partecipare.

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