Sacro e profano

Sacro e profano. L’ostentazione non è sempre suffraggata dalla costanza di Fede

Sacro e profano. Come nelle migliori tradizioni delle feste popolari religiose. Da un lato il sentimento e la fede, dall’altro il mercato e le fiere. Da un lato le processioni dei fedeli, svolte rigorosamente a piedi per chilometri e chilometri dai centri più o meno vicini, armati di piccole luci e tanta fede per giungere al santuario; dall’altro svendite, fuochi e noccioline. Il 4 maggio è tutto questo. Ed in una miscela di sacralità e profanità non può mancare la politica. E la politica è presente nei giorni del 4 maggio in maniera visibile e sensibile. In testa i governanti cittadini e la fascia tricolore e la lunghissima processione che attraversa tutta la città dove il simbolo e l’addobbo di primo cittadino viene passato ed indossato da pancia a pancia a secondo dei quartieri che si attraversano; una sorta di dimostrazione di una investitura avvenuta, quasi a dire: ecco, mi avete votato ed ora io sono qui a rappresentarvi. Viene quasi da pensare che San Francesco allunghi la sua protezione e la sua benevolenza a chi gli sta fisicamente vicino, quasi gli influssi benevoli della Statua si allunghino, ad effetto cappella di fungo, sino a chi rientra nel raggio di azione dell’effetto sacro. Chi è più distante, chi segue la processione raccolto in preghiera sembra restare fuori dal vivo della processione e quindi del 4 maggio e quindi della festa del cittadino paolano più illustre. Il grido che si alza e che invita ad osannare San Francesco è un rituale che spetta a pochi: i cittadini fedeli devono solo svolgere il ruolo di coristi. E l’amministratore in prima fila, quasi a braccetto con il santo, è solito sorridere compiaciuto a tutti, sia a chi segue la processione nei posti popolari, ovvero dietro la banda musicale, sia alle ali di folla che seguono la processione con lo sguardo ed accennano un segno di croce diretto al santo patrono ed un saluto al governante che, pieno di sentimento religioso e caritatevole, risponde con il sorriso sereno di chi è nel giusto arricchito di aureola. Nei primi giorni di maggio le passerelle non mancano e per il resto dell’anno il santo patrono, Sam Pranciscu, è nel semibuio della sua casa, dove alla luce delle candele e mentre il maestoso organo distribuisce musica mistica e sacra, sembra pensare alla sua città, così bella nei giorni di festa, cosi socievole nei primi di maggio, ma così depressa nei giorni “normali” dove il pane manca e l’acqua non si può bere.

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