“Gli altri” – Romanzo di Aisha Cerami (Intervista all’autrice)

È in libreria per Rizzoli “Gli altri”, romanzo di debutto di Aisha Cerami, attrice, cantante e sceneggiatrice, figlia di Vincenzo Cerami, alla quale rivolgo alcune domande sul libro in questione

La trama del romanzo è la seguente: nel Roseto, un condominio apparentemente composto da individui tutti molto affezionati tra loro, viene a vivere una coppia con un ragazzino che occupa l’appartamento di un’anziana morta da poco. I condomini cercheranno in tutti i modi di accogliere i nuovi arrivati, che si dimostrano assenti e inavvicinabili, portando la palazzina ad un clima di tensione mai visto prima d’ora, anche se questo potrebbe anche non dipendere dall’ostilità dei nuovi arrivati…

 

Cara Aisha, questo tuo primo romanzo da cosa nasce e soprattutto come mai?

Siccome ho scritto per molti anni dei racconti per “Il sole 24 ore” (ne ho fatti quasi duecento, tutti fantascientifici e surreali) ho voluto mettermi in gioco con una storia che fosse più lunga di qualche pagina, quindi un romanzo. Per quanto riguarda invece il tema del libro sono partita dal mio punto di forza, almeno così dicono, che sono i dialoghi. Quindi volendo utilizzare questa forma espressiva ho pensato fosse necessario un numero di personaggi maggiore di quelli che possono essere i classici protagonisti di una storia (da due a quattro), quindi ho deciso di scrivere una storia corale. E per farli interagire non potevo farli vivere in una città, ma farli convivere all’interno di un luogo, quindi un condominio mi sembrava un luogo adatto…

L’ambientazione fa il verso a qualche zona dell’Italia in particolare?

In realtà no, perché ho pensato che gli eventi della storia potessero accadere in qualsiasi posto del mondo. Mi sono ispirata al condominio di una periferia romana nella quale ho vissuto, ma solo nell’aspetto esteriore, non certo nei personaggi descritti. Ho raccontato una comunità con tutte le difficoltà e ombre che possono caratterizzarla qualora in essa siano presenti personaggi un po’ particolari. Come dico anche nel libro stesso mi sono anche ispirata al romanzo di Ballard “Il condominio”

Hai avuto altre particolari ispirazioni letterarie?

Forse Raymond Carver che è un grande dialoghista ed esperto dell’animo umano. Per il resto nulla a parte un elemento di cronaca delicato come la violenza sulle donne, e poi lo sappiamo che anche citare un singolo caso sarebbe riduttivo, anche perché sono dei millesimi rispetto a quello che succede in tutto il mondo

Nel libro mi sembra di aver visto un’opposizione al mito della provincia o della campagna come luogo di beatitudine eternamente contrapposto alla metropoli come dannazione. La tua intenzione era questa?

Forse no, anche perché penso che certe mostruosità che poi accadono nella storia possono accadere anche nella vita di una grande città. Il tema del libro è la diversità (in questo caso “gli altri”) vista da occhi abituati a vedere sempre le stesse cose, e che viene quindi aggredita. In questo caso la colpa è sempre dell’altro, e non è neanche una causa politica. Più semplicemente cerco di affrontare l’incapacità dell’uomo di guardarsi dentro e di cercare la strada più semplice, ovvero di guardare fuori e giudicare l’altro

Quanto c’è di tuo padre nello stile?

Nella scrittura poco e niente. Nello sguardo invece sì, anche perché ovviamente è lo scrittore che conosco di più. Mi ha sicuramente trasmesso l’interesse e l’amore per la gente comune

Gli altri che arrivano nel condominio potremmo considerarli “borghesi piccoli piccoli”?

Lo sono tutti in realtà, non solo i nuovi condomini che arrivano. Come nel romanzo di mio padre che hai citato sono personaggi apparentemente pacifici che nascondo invece delle mostruosità che li porteranno a compiere azioni molto violente. Questa curiosità e la voglia di indagare nei meandri della mente e nelle ombre della società (che mi piace osservare senza giudicare) credo di averle ereditate da mio padre

C’è qualcosa di cinematografico tra le pagine?

Chiaramente è un romanzo visivo, molto dialogato, quindi sì. La parte narrativa porta il lettore a vedere le cose come e dove accadono, ti fa vedere come si muovono i personaggi quindi può far pensare al cinema. Questo dipende da come lo ho visto io stessa. Vedevo questo romanzo mentre lo scrivevo quindi la stessa cosa volevo succedesse anche al lettore

Potrebbe essere anche una buona sceneggiatura?

Sì, forse un copione quasi fatto (ride). Penso possa essere una buona base per una fiction o una serie televisiva.

About Gianmarco Cilento

Collaboratore freelance per testate giornalistiche e Scrittore, mi occupo di Critica Cinematografica e Musicale. La mia prima pubblicazione "Peppino di Capri e i suoi Rockers" (Graus, Napoli, 2018) è stata ampiamente apprezzata da pubblico e critica

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