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Paola – Pigiami spacciati per divise? È mistero fitto sul Corso per vigilantes

Di sicuro, allo stato attuale, c’è solo il sentimento di frustrazione provato da coloro che, nell’intera vicenda legata al fantomatico Corso per Guardie Giurate tenutosi a Rende nei giorni del 7 e 8 Febbraio scorsi, hanno visto evaporare l’investimento di 375 euro a testa per garantirsi un’eventualità lavorativa nel settore della security.

Tra i quasi cento aspiranti vigilantes irretiti da un’organizzazione rivelatasi un bluff, molti sono padri e madri di famiglia disoccupati, altri sono emigrati rientrati dall’estero con la promessa di un impiego vicino ai più cari affetti, alcuni sono quelli che si sono licenziati per la promessa di un’occasione migliore e tantissimi sono i giovani, desiderosi di affrancarsi dalla condizione di precariato che regna a queste latitudini.

Tutti loro, adesso, sono sul piede di guerra, con la pretesa di spiegazioni e chiarimenti che, col passare dei giorni, sembrano allontanarsi sempre più, come la famosa carota appesa ad un filo da pesca e fatta penzolare dinnanzi agli occhi dei cavalli.

Secondo le ricostruzioni più attendibili, ancora oggi è difficile stabilire responsabilità e colpe di chi, in tutto questo bailamme, ci ha messo la faccia, vale a dire coloro che materialmente si son fatti carico di imbastire contatti e iscrizioni, nonché i referenti delle associazioni tirate in ballo per dar credito all’iniziativa, la fantomatica funzionaria della Regione Calabria e, infine, l’intestatario del conto postepay su cui sono confluiti tutti i soldi versati dai partecipanti.

Un buio reso ancor più fitto dallo scaricabarile innescatosi tra costoro, con le persone fisiche coinvolte che si dicono sicure della propria posizione al punto da aver inoltrato denunce e querele contro ignoti o altri soggetti, col referente dell’A.g.r.i. che s’è detto estraneo a qualsivoglia coinvolgimento diverso da quello, apportato a suo dire in “buona fede”, di aver partecipato in videoconferenza durante uno dei momenti vissuti a Rende nell’Hotel che ha ospitato l’attività formativa.

Su questa ultima parte, vale a dire la vera e propria messa in scena del corso, bisogna chiarire ulteriormente il ruolo dei professionisti coinvolti, che sarebbero dovuti essere criminologi, psicologi, psicoterapeuti, medici di primo soccorso, ingegneri preparati sulla sicurezza, grafologi e addirittura ufficiali dei Carabinieri ed esperti della Guardia di Finanza; ma che invece, all’atto pratico, si sono rivelati essere “soltanto” dei sedicenti psicologi, ingegneri e un presunto avvocato che s’è scoperto essere un rappresentante di creme di bellezza.

Inoltre v’è da aggiungere che proprio l’attività didattica, nel materiale informativo rilasciato dagli organizzatori, si sarebbe dovuta sviluppare per una durata di tre giorni (diventati poi due), culminante in un quarto giorno (domani 15 febbraio) in cui tutti si sarebbero recati al poligono di tiro per prendere confidenza con le pistole (cui sarebbe seguita l’assegnazione di un porto d’armi).

Adesso, consapevoli della natura tarocca dell’attestato ricevuto, vera e propria carta straccia, gli aspiranti vigilantes hanno iniziato ad aprire gli occhi, offrendo ulteriori dettagli per chiarire la faccenda, come quello legato alla “visione” di immagini inviate tramite social network, che ritraevano le divise che sarebbero state utilizzate una volta ottenuti i vari via libera. Capi d’abbigliamento che, ad una più approfondita occhiata, sembrano veri e propri pigiami o costumi di carnevale.

Un vero guazzabuglio sul quale gli inquirenti, interpellati a Paola, Cosenza e (presuntivamente) Roma, dovranno far luce.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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