gioacchino cassano

Paola – AVVERTENZA: Comunicato Stampa – “Fuori la politica dalla sanità”

Di seguito il testo della nota stampa diramata dal gruppo consiliare “Rete dei Beni Comuni”, rappresentato nell’aula “Lo Giudice” da Giuliana Cassano.


AVVERTENZA DELLA REDAZIONE:

Oggi, come sempre quando si pubblica un comunicato, più che mai corre opportuno precisare di che trattasi, in quanto regna una certa confusione riguardo ciò che può essere un articolo ascrivibile ad un giornalista e ciò che non lo è.

Nella fattispecie, la “nota stampa” è un articolo da attribuire a coloro che la producono, pertanto ogni singolo costrutto che segue è da riconoscersi come opera del movimento politico-culturale “Rete dei Beni Comuni”, forza consiliare di minoranza che, all’epoca delle elezioni nel 2017, supportò la candidatura sindaco di Enzo Limardi (poi eletto consigliere ma dimessosi fulmineamente dopo le prime adunanze).

In uno scenario dunque “oppositivo” tra le parti in causa, la critica che viene dai banchi alla destra del sindaco Roberto Perrotta, diventa feroce nei confronti dell’intera maggioranza, incarnata insieme all’altro più illustre esponente, nonché ex presidente del consiglio comunale, Graziano Di Natale (tutt’ora consigliere regionale).

La tematica è quella relativa all’Ospedale “San Francesco di Paola”, struttura all’interno del quartiere di Madonna delle Grazie, asse urbano meridionale della Città di Paola. Le parole sono di RBC.


«Sbaglia Di Natale – è l’incipit del comunicato – ad impostare la sua ennesima campagna elettorale sfruttando l’Ospedale di Paola e le paure della gente legate alla diffusione del Coronavirus. Lui e il suocero non sono esenti da responsabilità.

Stando alle sue ultime dichiarazioni il reparto di terapia intensiva dell’Ospedale San Francesco sarebbe dovuto essere già pronto a marzo.

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Oggi, a distanza di mesi, scopriamo che mancano gli arredi. In realtà la situazione è ben più seria.

Non mancano solo gli arredi come vorrebbe farci credere Di Natale, manca personale qualificato, medici, infermieri e operatori, con sufficiente esperienza nella gestione delle criticità e, in piena pandemia, nelle infezioni ad alto tasso di contagio. Il rischio, altrimenti, è di far diventare il nostro Ospedale focolaio di diffusione del virus.

Sarebbe più utile al momento chiedere investimenti in grado di risolvere in toto le criticità di una struttura il cui nucleo originario risale agli anni ’50.

Con oltre un miliardo e mezzo che il governo ha stanziato per la sanità calabrese, la città di Paola potrebbe chiedere 100 milioni per la costruzione di una struttura nuova, all’avanguardia, in grado di attrarre le migliori menti e mettere a disposizione dei pazienti macchinari e terapie innovative.

La struttura ospedaliera per come è ora non è più espandibile e la zona circostante è oramai satura di costruzioni. La politica in tutto questo ha pesanti responsabilità.

Da sempre utilizzato come bacino per racimolare voti, l’ospedale negli anni ha subito i saccheggi di una politica autoreferenziale, ignorando le esigenze di un’intera popolazione nel ricevere le cure più adeguate. L’ospedale San Francesco, infatti, non serve solo i cittadini di Paola o i suoi dipendenti, il bacino è ben più ampio.

Insieme al Iannelli di Cetraro, il San Francesco dovrebbe servire l’intero territorio del tirreno cosentino. Ne consegue che il tutto non può ridursi a un gioco a due, Di Natale e Perrotta, con il primo nuovamente aspirante consigliere regionale e l’altro in veste di sindaco che in passato ha firmato per retrocedere l’Ospedale San Francesco a Casa della salute (per poi ravvedersi a cose fatte, incatenandosi di fronte i cancelli).

È questa politica che ha fatto naufragare la sanità in Calabria e a Paola in particolare. Se si vuole cambiare registro, occorre mettere da parte politici come Di Natale e Perrotta e relegarli definitivamente in panchina.

Occorre ripensare le nostre strutture ospedaliere scevre da ogni condizionamento politico. Occorre coinvolgere, senza campanilismi, i sindaci dei comuni limitrofi e insieme chiedere una sanità rinnovata e ospedali moderni. Luoghi in cui efficienza, sostenibilità e pieno rispetto del paziente possano coesistere.

In questo contesto è importante rilanciare un nuovo umanesimo, mettendo la persona e le sue esigenze al centro di ogni azione e iniziativa pubblica. Il rapporto con l’uomo e l’innovazione tecnologica dovranno avere un ruolo di primo piano in questo processo di cambiamento. Le nuove tecnologie, in particolare, permettono di velocizzare i processi e la precisione della diagnosi e utilizzare nuove modalità di cura.

A ciò si affianca la crescente necessità di far sentire i pazienti protetti, assistiti e ascoltati.

Lo ripetiamo per l’ennesima volta: fuori la politica dalla sanità. Le persone non sono voti e sfruttare paure e bisogni per racimolare consenso è immorale e vergognoso».

 

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