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Paola – Nel giorno del 25 Aprile Perrotta auspica la “guerra di liberazione”

Impreziosita anche dall’inatteso intervento di una cittadina ucraina, si è tenuta stamane in Piazza IV Novembre, la celebrazione pubblica del 25 Aprile, Festa della Liberazione.

Partito da Largo Luigi Logatto, su Corso Cristoforo Colombo, nel Rione Cancello –  dove sono intervenuti il sindaco Roberto Perrotta e il parroco Don Pietro De Luca – il consueto corteo accompagnato dalla banda ha attraversato il centro storico, giungendo infine dinnanzi al monumento dedicato ai Caduti, dove è iniziato il cerimoniale degli interventi, con l’apertura riservata a Marta Perrotta, referente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi).

Con inflessione pacata ma incisiva, l’avvocatessa – dopo aver ripercorso le storie di partigiani locali, caduti sotto raffiche nazifasciste – ha chiarito ulteriormente la posizione della sua associazione, che a livello nazionale è finita nel mirino di quanti censurerebbero finanche l’ascolto di “Bella Ciao”. «Un conto è “fare” resistenza, un conto è “essere” Resistenza», questo – in sostanza – il concetto espresso, basato sulla solidità della storia certificata dai fatti, con partigiani che erano tali già prima dell’intervento Alleato, quando in Italia era considerato “tollerabile” l’uso dell’olio di ricino nei confronti di quanti la pensavano diversamente dal regime fascista. Una distinzione netta rispetto alla resistenza attualmente in corso in Ucraina, dove l’invasore non è stato invitato ad entrare da un governo in disfacimento, com’era quello delle camicie nere all’epoca dell’occupazione nazista della penisola.

Un chiarimento importante che ha poi lasciato spazio all’intervento della dottoressa Maria Antonietta Maiorano, che a nome dell’associazione “Combattenti e reduci di guerra” ha portato il suo contributo, ribadendo con forza la riconoscenza e il rispetto da tributare a coloro che, a costo della loro stessa vita, si sono spesi per garantire le condizioni di libertà attualmente vissute in Italia.

Poi è stata la volta della Presidente del Consiglio, Maria Pia Serranò, che a nome della massima Assise cittadina già si era espressa di buon mattino su Facebook, attraverso la pagina “Città di Paola”, dove – tra le cose dette anche in Piazza – ha rimarcato il fatto che questa fosse anche la prima Festa di Liberazione dopo due anni di restrizioni, invocando un 25 Aprile da celebrare «per la festa che è realmente, facendone brillare alto il significato ed amplificandone la portata per farlo giungere la dove, chi detiene il potere del comando, non potrà fingersi cieco e sordo. Che sia quindi un giorno rumoroso e colorato, vissuto nel ricordo di quanti hanno sacrificato tutto per consentire a noi, oggi, di dire “NO” alla guerra e ad ogni forma di prevaricazione contro l’umanità».

Infine l’intervento del sindaco Roberto  Perrotta, che dopo una lunga sequela di ringraziamenti e deferenze distribuite nei confronti di Autorità, Associazioni e personalità impegnate sul fronte culturale, dopo l’elenco dei martiri cittadini, nominati uno ad uno ad uno con rispetto, dopo gli encomi tributati a operatori di settori nevralgici per il funzionamento del Paese, tra i quali molta enfasi è stata riservata ai sanitari, dopo i riferimenti a pilastri dello Stato quali Pertini e Mattarella, dopo la citazione di una figura indiscutibile come Liliana Segre, dopo le considerazioni e gli elogi sui discorsi di chi lo aveva preceduto, il primo cittadino ha deciso di omaggiare una cittadina ucraina presente tra il pubblico della cerimonia, tributandole un mazzo di fiori e cedendole anche la parola al microfono per qualche istante, e salutandola poi con queste parole: «Noi comprendiamo quello che è il dramma del vostro popolo, ma vi auguriamo dal profondo del cuore un 25 Aprile anche per voi. Che ci sia una guerra di liberazione e poi una festa di liberazione, alla quale partecipiamo. Vi dedichiamo questa giornata e speriamo che gli appelli del Papa, gli appelli di tutti Presidenti delle Repubbliche, di tutti coloro i quali detengono il potere, possano finalmente arrivare ad una conclusione pacifica».

Una “conclusione pacifica” che, comunque, seguendo il ragionamento del sindaco di Paola non può prescindere da una “guerra di liberazione”. Non proprio uno scenario pacifista, soprattutto se si considera l’eventualità di una persistenza del conflitto, sempre più armato (anche) per via di contributi diretti italiani.

Quest’anno, sorrette da due volontarie dell’’Associazione “Fiamme Argento”, vicino alla corona d’alloro tradizionalmente posata ai piedi del monumento, garrivano le bandiere della Pace e dell’Ucraina, mentre poco distanti c’erano quelle della Città di Paola, dell’Italia e dell’Europa.

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