Paola,Alta velocità:pericolo giallo. La portata del citrulo è più vasta?

Riceviamo e pubblichiamo dal neonato comitato il secondo contributo al Dibattito Ammaestrato:

ORGANO DI AUTODIFESA DEL COMUNE DI PAOLA DAI VOLANI DI SVILUPPO E DAI SUOI AUTOCONVOCATI DIFENSORI

Sede legale: In corso di esproprio

Rappresentante: ad avercene

L’IPOTESI COMPLOTTISTA

 

Al Comune di Paola qualcuno ha detto, come la guardia al Marchese del Grillo: “son cazzi tuoi”. Guardate, la stampa ha già l’etichetta pronta: Nimby. Funziona a meraviglia. Quelli che vogliono l’“Età della pietra” e il “Medioevo”, i “nemici del Sud”, con fotografie di ciucci e diligenze. Troppa importanza a quattro micragnosi avete dato, così si dice in giro.

Da un lato i difensori civici paolani, divisi tra colombe e falchi, dopo che la ferrovia si è trasformata da industria a rendita e stanno per scippargliela da sotto i piedi, sono piuttosto incazzati. Il culto della rendita che affligge troppi paolani e si manifesta nei prezzi folli dell’immobiliare non morirà così facilmente. Gli stupidi imparano dai traumi. Bene, ce n’è uno bello grosso e sta per arrivare. E purtroppo colpirà chi di rendita non ha mai vissuto.

Dall’altro, le gru di Cosenza ruggiscono. L’orribile stazione di Vaglio Lise destinataria dell’ennesimo finanziamento da un miliardo da spartire con altri due siti nel reggino. Notizia di qualche settimana fa. E poi Montalto, dove vorrebbero far nascere un hub merci per smistare i container di mezzo mondo. Oltre che dare sfogo al mattone e investire soldi rastrellati chissà dove. E a fare il lavoro sporco, la spocchia del CosenDino e del Pààolààno progressisti che urlano contro gli “abusivi” e i “cavernicoli”, in questo caso i fessi espropriati di Montalto e di Paola.

Nessuno dei due si rende conto che stiamo ancora pagando il prezzo dei Volani di Sviluppo degli anni ’70. Il Centro Siderurgico di Gioia che fece miliardaria la mafia, i sogni di gloria del vecchio Mancini che, dopo aver assicurato la rendita alla sua città con l’Università, creò l’Autostrada delle Nevi e la Piramide di Vaglio Lise, dismettendo la bellissima Stazione Centrale, e mille altri finanziamenti miliardari conclusisi, quasi sempre e inesorabilmente, in tondini arrugginiti e calcestruzzo marcio.

Attenzione, popolo: sta arrivando un nuovo Volano di Sviluppo. Si scrive Alta Velocità, in realtà intende Alta Capacità, ma si legge Alta Rapacità. Un Volano di cui ride mezzo Paese, basta affiancare le parole “Salerno” e “Reggio” per provocare un automatico giramento ad alta velocità degli organi di autodifesa di tutta Italia. Un Volano da miliardi di Euro mentre un paese intero da due anni è schiavo di una propaganda infame ed è costretto a elemosinare soldi a prestito a Bruxelles. Con i quali, neanche a dire, tappare i buchi della disastrosa gestione delle Ferrovie.

Caro CosenDino colto e futuribile, caro Pàolààno detronizzato e passatista, caro chiunque tu creda nell’abominevole feticcio del Progresso e Sviluppo: è un cetriolo. Ma di quelli gialli, bitorzoluti e storti. Progettato a minchia e realizzato peggio. Ma potrebbe non essere così semplice. RFI, al contrario dei miopi politici cosentini, ci vede lungo. Perché c’è l’Ipotesi Complottista.

L’Ipotesi Complottista parte dalla premessa che per RFI sono meglio le inaugurazioni delle manutenzioni. Se RFI mette a segno il colpo della finta Alta Velocità (leggere i tempi di percorrenza stimati per credere), potrà ammortizzare per anni gli interventi di manutenzione costosi e frequenti della linea costiera e della vecchia Santomarco, abbandonando poi la linea tirrenica e la nuova galleria al loro destino, ossia il traffico merci e a qualche Regionale Veloce. E poi, tra trent’anni, alla dismissione in occasione della prima frana post-mareggiata o della prima infiltrazione d’acqua del mai domo Monte Luta.

L’Ipotesi Complottista sostiene che quest’opera coniuga l’interesse famelico di speculatori edilizi e politici cosentini con l’interesse di RFI di dismettere una volta per tutte la parte Nord della linea tirrenica. Da qui la scelta di fare l’Alta Capacità per le merci. Come spiegate il miliardo (o una sua parte da dividere in tre) stanziato qualche settimana fa per Vaglio Lise? Come spiegate la virata improvvisa verso il traforo del Pollino? Il bocconcino della fermata AV a Praja? Come spiegate, soprattutto, l’appoggio di qualche paolano a tutto questo?

Il paolano dovrebbe concentrarsi sulla Santomarco. E lì casca l’asino. L’Ipotesi Complottista sembra aver trovato sponda nell’inchiesta sulla mancata manutenzione della galleria. La nuova operetta da un miliardo e 400 milioni di Euro è forse l’ancora di salvezza da un’eventuale palata ricevuta dalla Magistratura? Un modo per salvare capra e cavoli quando RFI o Italferr o chiunque sia sarà costretta a mettere mano alla tasca per impermeabilizzare e rifare l’ennesima volta la galleria esistente? Bene. Cantiere già pronto. Mezzi già schierati. Grosso risparmio. Disastro ferroviario (forse) evitato e traffico merci non paralizzato. E così sarà per altri dieci anni.

L’Ipotesi Complottista sostiene che la scelta di fare l’AV fino a Praja è l’ancora di salvezza se non passa l’idea del tracciato interno. Se l’idea non passa, ci terremo la linea tirrenica che forse non è così a fine vita come si vuole far credere. Se l’idea passa, anche se tra le risate e i brontolii di mezza Italia, la linea costiera sarà progressivamente dismessa. I binari e il rilevato resteranno lì nei secoli dei secoli. E risparmiatevi le promesse di metro leggere costiere, piste ciclabili, progetti turistici pagati da RFI. Ai residenti di Pantani, per addolcire la pillola dei lavori di quarant’anni fa, fu promessa una fermata per Cosenza proprio all’imbocco della galleria. Ci sono ancora le panchine in cemento. Niente illusioni. Toccherà poi ai singoli demolire, pezzo per pezzo, quel rilevato. Pietra dopo pietra. Bennata dopo bennata. Carriola dopo carriola.

E qualcuno avrà la ragione dei fessi quando tra trent’anni leggerà scritti come questo.

I politici paolani che sostengono il progetto, dichiarando che grazie al loro intervento Paola avrà la sua fetta di torta, implicitamente dicono che RFI deve far contenti appetiti politici invece di scrivere progetti efficaci. Delle due, l’una. O i politici in questione si limitano a scrivere post su FB e millantano influenze che non hanno, e di conseguenza sono politicamente inutili; o i politici in questione sono davvero convinti che un tunnel merci possa rendere ricca una città declassata a nodo di scambio, e allora sono politicamente disutili. Non è una fetta di torta; è una polpetta avvelenata data a un cane ormai vecchio che non è più buono a stare a catena a far la guardia.

Però alcuni paolani son già pronti a cambiare carro. Sette anni di cantieri, notti in B&B, catapecchie da affittare a peso d’oro, qualche consulenza qua e là e cene al ristorante saranno la scelta più appetibile per un mucchio di Servitori dell’Oggi, come tempo fa li chiamava un tedesco molto saggio. O per restare sovranisti, di Furbi Senza Storia.

Però in tutto ciò c’è un problema. Lo scatafascio economico e sociale di questa nazione, già in corso, e qualche trentina di miliardi di Euro di cui RFI un giorno dovrà rendere conto a un paese in miseria. Altro che le proiezioni del traffico merci di Gioia per il 2035.

Nulla è eterno come sembra. Neanche la servilità dei calabresi e degli italiani in generale. Prima o poi non si dirà più: “Noi non siamo contrari al progresso, virgola, però”. Prima o poi l’etichetta NO TAV non sarà più così infame. E a un certo punto, tra paolani, cosentini, terroni, polentoni, tutto purché infuriati per questo enorme spreco di soldi pubblici, ormai lucidi sull’assenza di futuro, potrebbe farsi avanti l’idea di morire con onore. RFI, poco ci interessano i tuoi manutengoli; non sei il gigante che fai credere di essere. A ogni appalto di AV le tue file sono decimate da inchieste e arresti, ultima quella dei Casalesi. Sei ancora in piedi, certo, ma ciò significa che ogni tanto puoi ruzzolare a terra anche tu.

RFI, sai cos’è la parola whistleblowing? Certo che lo sai, perché i tuoi contratti di lavoro impediscono ai dipendenti di parlare male di Sua Santità dopo la pensione. Riflettici, RFI. Potremmo mettere su a tempi di record una piattaforma per il whistleblowing e magari firmare un esposto collettivo con le allucinanti testimonianze sul tuo operato, raccolte e verificate sul campo. Giusto prima che si chiuda l’inchiesta sulla Santomarco. O fare tutto ciò che possiamo per rendere nulla la norma capestro che impedisce ai pensionati di parlare. O convincere tutti i pensionati a fare outing e far saltare la pignatta.

Pensaci, RFI. Questa sì che è una polpetta avvelenata, non i tuoi progetti senza capo né coda. Gli odiati NO TAV si muovevano a colpi di dinamite e barricate; noi siamo decisamente più infidi. Fagli un torto, ai calabresi. La risposta, di solito, è sproporzionata e a volte anche vile. Un po’ come la Vs. premiata Ditta.

In fede

 

 

 

 

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