Se confermati dall’attività d’indagine svolta dalla locale Procura, gli episodi denunciati da una giovane mamma, potrebbero costare il processo ad un insospettabile professionista paolano che, stante il resoconto fornito dagli inquirenti, si sarebbe reso protagonista di una serie di comportamenti lesivi della dignità e dell’integrità, fisica e morale, della sua ex.
Ripercorrendo i fatti su cui la magistratura è stata sollecitata ad intervenire, il quadro indiziario che emerge è di quelli a tinte fosche, pertanto in grado di aggravarsi repentinamente (come sarebbe già accaduto di recente, con il mancato rientro nella casa materna – secondo le tempistiche concordate – della minore figlia della ex coppia).
Con più condotte reiterate nel tempo, l’indagato avrebbe cagionato, nella parte offesa, un perdurante e grave stato di ansia e di paura, legate ai timori per la propria incolumità, che avrebbero costretto la donna ad alterare le proprie abitudini di vita, obbligandola ad assumere varie precauzioni negli spostamenti, nonché a limitare la sua libertà di movimento allo stretto necessario.
Le accuse contestate al presunto stalker hanno riguardato anche la pretesa di indurre la sua ex ad interrompere la relazione con il suo attuale compagno per ritornare a vivere con lui (opera condotta mediante innumerevoli telefonate e messaggi giornalieri, anche nelle ore notturne), e raccontano uno spaccato di ingiurie, con appellativi offensivi del tipo: “troia, bastarda, puttana”; nonché denigrazioni con frasi come: “madre di merda, fallita”; e umiliazioni come lo sputo in faccia. Ma anche controllo ossessivo degli spostamenti, alle volte sfociato in pubbliche “piazzate”, come sarebbe accaduto quando con urla e calci sferrati contro la porta, avrebbe tentato di irrompere in una casa dove l’ex compagna era ospite. Addirittura, nel corso dell’inverno, dopo averla seguita e bloccata in strada con l’auto, avrebbe aggredito la donna, tirandola con forza fuori dall’abitacolo e avventandosi contro di lei con un morso sulle labbra.
D’altronde, i referti medici allegati al fascicolo, in un caso parlano di “stato di ansia da riferita aggressione verbale” (2 giorni di prognosi), mentre in un altro fanno riferimento a “trauma cranico non commotivo – abrasioni al collo ” (5 giorni di prognosi) perché – stante la denuncia della giovane mamma – dopo aver danneggiato la porta della camera da letto con un calcio, l’indagato l’avrebbe afferrata per il collo, colpendola con schiaffi al volto e sbattendola contro la testata del letto.
Se l’impianto indiziario dovesse quindi trovare conferme, l’avvio di un processo sarebbe scontato, e le ricadute per l’uomo potrebbero abbattersi anche sul piano professionale, per via della posizione occupata in seno ad affari che – data la loro delicatezza – dovrebbero essere appannaggio di persone non inserite nell’ambito di procedimenti penali.