antonella bruno ganeri

Strage di migranti – «Come ci siamo ridotti così?» – di A. B. Ganeri

di Antonella Bruno Ganeri, già senatrice ed ex sindaco di Paola

La pietà è morta.

È morta sulla spiaggia di Cutro, dove il mare ha “ vomitato” rottami di barca e corpi di uomini, donne e bambini.

Ma come abbiamo fatto a ridurci così ? Noi che siamo stati la culla di grandi civiltà? Come abbiamo potuto ridurre quel mare ad un immenso cimitero di nostri fratelli ? Non è umano soffermare lo sguardo di fronte a quel massacro.

Quella tutina rosa, quelle scarpette… brandelli di vita perduta.
Di  chi è la colpa di tutto questo? Di questa tragedia che contraddistingue il nostro tempo?

Certo dei governi che non riescono a trovare una politica comune di accoglienza e solidarietà.

Come può il ministro Piantedosi fare quelle dichiarazioni che denotano, oltre ad una sostanziale disumanità, una sconoscenza del problema e una profonda stupidità.

La ripetizione ossessiva delle parole di una politica incapace e fiacca, che non parla più a nessuno  : “ è un “ è un problema che deve affrontare l’Europa, l’Italia da sola non può farcela “. Lo abbiamo imparato a memoria: ma perché ciò che si dice poi non si fa?

Perché l’Europa non è quella che i padri fondativi avevano sognato con il manifesto di Ventotene. L’ Europa dei popoli non esiste ( e non so se esisterà mai ). Esistono, invece, di fatto, due Europa: una a nord e una a sud del Mediterraneo. E l’Italia è in questa seconda, insieme con la Grecia, la Spagna, Malta. Se non così come si spiega l’accoglienza giusta di  di milioni di Ucraini e il respingimento dei disgraziati che si affidano al mare.

Quel mare che un tempo fu il mare del mito, delle sirene, di Ulisse, del ritorno, dell’accoglienza, della civiltà ed è oggi un immenso cimitero d’acqua, che conserva nel suo ventre i sogni perduti, la speranza, la disperazione di centinaia di migliaia di esseri umani.

La pietà è morta. E quelle scene tremende sul litorale calabrese di Crotone ne sono la prova.

Così come ne è testimonianza l’intervento osceno del ministro Piantedosi «la disperazione non giustifica un viaggio che può mettere a repentaglio la vita dei propri figli».

Ma il ministro, che è un tecnico prestato alla politica di… Salvini, sa cosa sia la disperazione?

Conosce il problema di questa gente? Sa da cosa fugge ?Dalla guerra, dalla fame, dalla tortura, dalla morte.

«Si affidano ai negrieri, ai trafficanti di vite umane e questo non possiamo consentirlo», dice ancora il ministro, «dunque dobbiamo impedire loro di partire».

Questa tiritera è un mantra che ci sentiamo ripetere ormai da più tempo, sia da destra che da sinistra. Ma nessuno dice come si fa ad impedire la partenza, l’esodo di disperati. C’è chi ha pensato addirittura di pagare perché siano tenuti prigionieri in centri di accoglienza che si sono rivelati veri e propri centri di detenzione. Per combattere gli scafisti, ( c’è chi lo dice da tempo) basterebbe creare dei corridoi umanitari, un nuovo “mare nostrum  europeo” nel Mediterraneo che coinvolgesse, oltre alle varie capitanerie di porto, anche le ONG, che, invece, sono state spesso criminalizzate.

A Crotone, infine ultima (e speriamolo davvero) tragedia del mare, la disorganizzazione, meglio dire la disumanità ha raggiunto il massimo. Perché non è stato disposto che le motovedette della Guardia Costiera verificassero la situazione di pericolo, che pure era stata segnalata?

Perché il ministro dell’interno tace? E  con lui il ministro Salvini e la… il… Presidente del Consiglio?

Il ministro non sa, o non vuole rispondere a questo interrogativo. Si dimetta, allora, in un tardivo, ma doveroso rigurgito di dignità.

Nessuno chiede scusa a quei cadaveri sbattuti sulla battigia, allo strazio delle loro famiglie, No, qui lo Stato non c’è!

C’è, invece di fronte a quelle bare, solo ed in silenzio, il Presidente della Repubblica; a lui dico grazie, grazie per aver dato, con la sua presenza, un grande segnale di responsabilità. Il suo pianto è il nostro pianto.

E intanto sulla spiaggia quella tutina rosa allarga le sue braccia vuote alle stelle fredde dell’indifferenza umana.

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