UNA MORTE ANNUNCIATA

Scrivo questa nota ,con profonda tristezza, sperando che possa contribuire costruttivamente al dibattito, sulla sanità. Giorni fa, è morta, una persona giovane, apprezzato e stimato per le sue doti, da tutti coloro che lo conoscevano. Leggo che ,probabilmente lo sfortunato, sia stato colto da un arresto cardiaco. Questa è la prima causa di morte ,in Italia, leggo altresì che l ‘ambulanza senza medico, sia giunta sul luogo dopo un lungo lasso di tempo. Senza polemica verso coloro che dovrebbero tutelare la nostra salute, alcune considerazioni. I tempi d’intervento, premesso, che in questi casi, anche pochi secondi, possono salvare una vita, l’ospedale di Paola è raggiungibile da una ambulanza ,in emergenza in dieci minuti reali. Leggo di oltre un’ora di attesa, questo in un paese occidentale è fuori da ogni logica sanitaria. Leggo, non vi erano ambulanze, sempre dalla stampa , titoli cubitali, ”la regione Calabria acquista ambulanze usate dalla Lombardia” generalmente la ambulanze dopo un certo periodo ,vengono rottamate, per l ‘ovvia usura ,causata dal tipo di servizio, ovviamente le stesse vanno rifornite di tutte le strumentazioni per il soccorso, che sono indispensabili, e sicuramente dovrebbero essere nuove. Non vorrei sbagliare, ma posso rettificare, la regione Calabria spendeva, da molti anni, circa cinquecentomila euro anno, per l’affitto di ambulanze private. Altro punto, non vi era il medico a bordo. Oggi la PET di Paola, ha solo tre medici del 118, e qui il discorso diventa più complesso. In Italia, ma in particolare in Calabria, vi è la fuga dei medici, dai servizi di emergenza. Si tratta di un lavoro usurante e pericoloso, nella nostra regione, non è adeguatamente retribuito, inoltre gli stessi operatori, mettono spesso a rischio ,la propria incolumità personale, per le aggressioni ormai non solo verbali, ma fisiche, da chi scarica su di loro, le carenze di un sistema sanitaria inefficiente. Da ciò la fuga in altre regioni, e nel privato, molto più gratificante. Altra considerazione, probabilmente se nelle vicinanze ,vi fosse stato un defibrillatore, ripeto probabilmente si poteva sperare in meglio. da questa riflessione un invito ai sindaci, grazie all’associazione GLI AMICI DEL CUORE, la città di Paola, è stata dotata di oltre venti defibrillatori, posti in luoghi nevralgici, inoltre la stessa associazione, ha formato numerosi cittadini per il primo intervento. Ennesima richiesta, l’ospedale di Paola ,negli anni 80 aveva un fiore all’occhiello era L’UTIC, dove giungevano tutti gli infartuati del tirreno. Oggi questo reparto ha le caratteristiche, ma soprattutto la necessità di essere dotato di EMODINAMICA, non vi sono più scusanti, tutti noi, siamo a rischio di un evento cardiaco improvviso, e potremmo incorrere nella stessa tragica vicenda ,di alcuni giorni fa. Il reparto è pronto, di sicuro vi sono colleghi emodinamisti, che verrebbero a lavorare presso il reparto. Questa si è una questione vitale ed urgente. Infine senza polemica, quotidianamente si riempiono i titoli dei quotidiani locali, su tematiche che se guardate dal punto di vista tecnico sono superate. Capisco che chi fa politica, voglia avere i titoli di giornali, chiaramente sempre a favore. Partendo dal presidente, che giustamente, ha ottenuto la ribalta nazionale, facendo venire in italia, medici cubani. Ricordo a me stesso, che con il collega Pititto, abbiamo operato presso L’ospedale di Asmara , in Eritrea con colleghi cubani, medici capaci, mandati li per aiutare una sanità inesistente. Oggi titoli cubitali per dire che a Paola ,sono giunti due medici cubani, bene, benissimo. Ma forse ci vuole ben altro, per porre qualche toppa ad un sistema disastrato. Dove per una tac, ci vogliono mesi, idem per qualsiasi esame strumentale, per non parlare delle visite specialistiche, campo, dove prolifera solo il privato. Ora mentre si continua, inutilmente, a dibattere di spostamenti di reparti, sarebbe il caso, di prendere atto dei numeri e dei progetti. I tre ospedali del tirreno, sono totalmente sotto organico, e non vi sono richieste di incarichi, nella sfortunata ipotesi di due emergenze chirurgiche, solo una potrebbe essere affrontata, questo vale anche per altre branche. Scusate ma leggete anche gli indirizzi nazionali, si tende alla privatizzazione, chi non ha soldi o coperture assicurative non ha futuro-Ancora una nota in ambito locale, ho sentito in comune ,il collega Pino Perrotta, tutti dovrebbero fare tesoro di una sua elementare affermazione ‘NEL 2009 HO OPERATO PRESSO IL REPARTO DI CHIRURGIA DI PRAIA 300 PAOLANI’ Poi giustamente tutti liberi di fare i girotondi e coltivare l’ospedale sotto casa, salvo poi a dover cercare di risolvere i propri problemi di salute, in altre regioni, con grande difficoltà, in quanto ormai viene privilegiato il residente, e noi saremo i futuri migranti della salute.Infine sarebbe il caso di ricordarsi,della medicina del territorio,abbandonata a se stessa

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