elezioni paola 2025

Paola – Un’analisi (c’è apostrofo): quando la fine è (per) un principio

Non è una meteora Roberto Perrotta, vincitore indiscusso dello spoglio “a turno unico” che quest’anno ha sancito l’esito delle elezioni cittadine. Non è una stella “cadente”, perché con tenacia ha dimostrato di saper tenere duro nonostante il vantaggio – già palese dal principio – garantitogli dalle candidature a suo supporto, personalità dal certificato peso elettorale, incarnato alla perfezione dal numero di consensi ottenuto dalla sola dottoressa Emira Ciodaro, che al netto di ogni scheda scrutinata è risultata essere “la più votata dai paolani”.

Roberto Perrotta è una cometa, cui i “grandi eletti” volgono da sempre lo sguardo, come magi in cerca di un “porto sicuro”, così come più volte evocato dal neoeletto consigliere di maggioranza (con un ottimo bottino di consensi) Ivan Ollio, nel corso di un appassionato intervento pubblico a contrada Pantani. È la scia luminosa che puntualmente riappare ogni volta che, i cosiddetti “giovani” successori, hanno preso il suo posto al timone del Sant’Agostino. Così accadde dopo la troppo lunga esperienza “Ferrari”, così è accaduto dopo la fortunatamente breve reggenza “Politano”. Allo stato attuale verrebbe da pensare che a Paola, tornare indietro, rappresenti l’unico modo per “dare una mossa”. Una vera tragedia, perché ogni volta, il punto cui “tornare indietro” si fa sempre più “indietro”, per non dire “didietro”.

Perrotta non è una meteora e saranno lui e la sua maggioranza a gestire una delle fasi più delicate della storia cittadina. Augurarsi che duri poco o che sia sulla polveriera di una maggioranza litigiosa, è pura follia. Il progetto ha le basi per resistere negli anni e consentire addirittura un ricambio del leader sotto la sua stessa supervisione. È regimentale, e sarà davvero un bel banco di prova con cui dovranno misurarsi le ambizioni di coloro che puntano a costruirgli contro un’alternativa credibile.

Tutto ciò è stato reso possibile dal sistema elettorale con cui si è votato quest’anno nella Città del Santo. Un turno unico favorito (anche) dalla fretta con cui il consiglio comunale ha deciso di sfiduciare l’ormai decadente Giovanni Politano, silurato in inverno, a pochi giorni dalla scadenza del termine che avrebbe sancito il commissariamento del comune per un anno e non per pochi mesi.

Col vento in poppa dello scoramento generale causato dalla débâcle della “Nuova Era”, i vari oppositori hanno avuto gioco facile a scendere in campo, supportati dalla freschezza del posizionamento avverso a quell’andazzo fallimentare, e Perrotta – tra questi – era quello con il seguito consiliare più numeroso, tant’è che Marianna Saragò, Emira Ciodaro e Alfonso D’Arienzo hanno affrontato il turno in scioltezza, straconfermandosi nel ruolo che adesso sarà di maggioranza. Beneficiati dalla velocità della campagna elettorale anche José Grupillo e Marco Minervino, il primo uscito non troppo malconcio dalla precipitazione della lista “Insieme per Paola”, e il secondo ben assestato nella classifica che ha consentito l’accesso nell’aula “Lo Giudice” ad Andrea Signorelli, anch’egli firmatario della sfiducia a Politano, che giunto quinto su cinque contendenti, ha ottenuto il quorum per non mancare ai prossimi civici consessi.

Chi invece avrebbe potuto giovare di un tempo più lungo rispetto a quello che ha caratterizzato quest’ultima campagna elettorale, sono stati Graziano Di Natale e Tonino Cassano (gli unici due candidati a sindaco che non hanno avuto esperienza diretta nella scorsa consiliatura). Il primo avrebbe potuto utilizzare un periodo più lungo per fare reale chiarezza sul concetto di “centrosinistra”, che malgrado l’ostinata ostentazione propinata ad ogni comizio, non sembra essere stato compreso dagli elettori (abituati a vedere Di Natale intrallazzare col centrodestra in modi che, addirittura, sono attualmente ancora in vigore – per un esempio si vada a vedere con chi governa Forza Italia nel municipio di Montalto Uffugo); mentre il secondo, con la sua “Libera SCELTA”, ha dimostrato che ulteriori dodici mesi avrebbero potuto permettere al movimento di crescere in modo esponenziale.

La fine decretata per Politano è stata il principio secondo cui tutti si sono mossi per come hanno potuto, e anche se la circolarità degli eventi ha riportato le lancette al mezzogiorno, il ritmo impresso a quest’ultima tornata potrebbe cambiare il corso degli eventi secondo un altro movimento, quello che si muove per questioni “di principio”.

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