“Hub”, per quanto sia un termine mutuato dai gerghi aeroportuale e informatico, negli ultimi tempi è diventata parola conosciuta soprattutto in ambito sanitario, dove dall’entità cui spetta questo titolo dipendono gli “spoke”, terminali periferici – specializzati in limitati ambiti – che offrono prestazioni sul territorio.
Un “Hub” è ciò da cui dipende tutto il resto, è snodo determinante, che acquisisce importanza a seconda dello status, che è proporzionale al grado di percezione istituzionale che ne deriva.
Quanto più incarna un’istituzione, tanto più è importante l’Hub. Per cui, se da un Hub ufficialmente riconosciuto – come ad esempio è la pagina Facebook di un Comune – vengono diramate informazioni in merito a qualcosa, le stesse assumono il carattere dell’istituzionalità, il ché le rende indiscutibili e acriticamente assimilabili.
Ora, considerando “normali” le comunicazioni riguardo le eccellenze locali, intese come “cose e persone”, interpretando come “logiche” le allerte sullo stato dei servizi (tipo quello idrico, del quale è perennemente anticipato il motivo per il quale, infine, è opportuno scusarsi per il disagio), e pretendendo come “esclusive” tutte le pubblicazioni, appare piuttosto inusuale e anomalo trovare réclame per prossime assunzioni presso un’attività che poco o nulla ha a che fare col settore pubblico, specialmente perché annunciata come “imminente”, “ai nastri di partenza” a meno di un mese da un’importante consultazione elettorale. Soprattutto se si considera che il privato, contattato dagli aspiranti operatori del futuribile ufficio, ha soecificato – direttamente su social network e quindi in forma scritta – che: «successivamente verrà contattato per fissare il colloquio di lavoro che si terrà di persona presso un (senza apostrofo, ndr) aula comunale». Una cosa inaudita, che probabilmente – nel suo genere – resterà unica, perché per altri tipi di “pappatoie” (ma si potrebbe anche dire servizi di refezione o mense) gli incontri saranno presumibilmente fuori sede, addirittura fuori città o, per comodità, nel capoluogo (anche se la manutenzione dei mezzi resterà comunque locale).
Il Comune, nella fattispecie, agendo da “Hub” si è posto al di sopra al Centro per l’Impiego, direzionando l’attenzione dei cittadini-elettori-utenti verso una prospettiva che non è propriamente quella dell’ente locale che rappresenta.
In una sorta di sindrome iperattiva, il Comune “Hub” ha allungato estremità verso ambiti inediti, confermando questa sua vocazione anche attraverso altre attività, tipo – ad esempio – quella di andare a ripulire, a proprie spese (quindi a carico dei contribuenti), fondi in un celebre quartiere della città, terreni gravati da tonnellate di ordinanze rivolte al privato che ne è proprietario, non sempre sollecito ad osservarle né a farsi troppo carico delle sanzioni annunciate. Una modalità davvero originale di agire istituzionalmente, forse mai vista in precedenza.
E anche in questo caso, con una certa concomitanza rispetto all’appuntamento con le urne.
Ma tant’è. Una mania, quella di palesarsi come “centro del potere”, che l’Hub Comune ha manifestato anche nel settore trasporti, dal quale ancora è atteso il pulmino scoperto annunciato come operativo per l’avvento dell’estate (ormai finita senza averlo minimamente visto).
Nel delirio “iperattivista” si sono visti giardinieri improvvisati intenti a dare acqua alle piante nella piazza balera che, da quando sono stati stesi filari di lampadine, richiama atmosfere degne dei film di Federico Fellini, quelli che mostrano l’allegrezza dei borghi marinari a fine estate, quando tutti vanno via.
Ma non è solo oro quello che tocca il “Re Mida” Comune Hub perché, ad esempio, è ancora in stand-by l’intervento sul capannone accanto alla palestra, che sarebbe dovuto tornare gonfio in cento giorni dall’insediamento dei nuovi amministratori e che, invece, appare ancora afflosciato, così come il Camposanto, che ancora galleggia tra la noia e il dolore.
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