Di motivi per auspicare la non proclamazione del dissesto finanziario del Comune, a Paola, i cittadini ne hanno tanti. Come già scritto e paventato in altre sedi, la dichiarazione di fallimento da parte dell’Ente comporterebbe l’installazione di un “tecnico” in seno al Municipio. Questi sarebbe tenuto ad approvare un nuovo bilancio, basato principalmente sull’elevazione delle entrate, nelle casse comunali, al livello massimo consentito dalla legge. Tutte le tasse comunali (IMU, addizionale comunale, TARSU) saranno aumentate il più possibile fino ad arrivare al tetto massimo consentito dalla legge, basato, inoltre, sul contrasto all’evasione e sul contenimento di tutte le spese. Paola rischia di tramutarsi in una landa desolata, in una macchia di muffa su di un muro marcescente, in un teatro di posa degno del vecchio West quando, lungo una strada dissestata, galleggia una palla di sterpi.E questo per i cittadini.
Adesso, chiarito che per la cittadinanza sarebbe una “iattura”, compreso che per i dipendenti comunali sarebbe una “tragedia”, quello che accade per i politici: è “abbastanza”?
Ad osservare il livore espresso dai politici che stanno impegnandosi pro e contro questa situazione, si potrebbe pensare che una parte sia timorosa di sparire definitivamente dalla scena politica cittadina, o quantomeno venirne ulteriormente ridimensionata indipendentemente dall’età anagrafica, mentre l’altra parte sia desiderosa di dare inizio all’ anno zero, un’epoca nella quale il “nuovo” modo d’intendere la Città possa avere corso senza intoppi. Questo se si pensa che in Città esistano solo due parti.
La scongiura del dissesto, a questo punto, è auspicabile per cittadini e lavoratori. Per il resto sarebbe un’occasione per vedere cosa si cela realmente dietro ad alcune maschere.