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Il Primo Maggio a Paola

Non è una questione di indirizzo, perché quando è possibile soffermarsi su un concetto tanto astratto quanto fisico come il “lavoro”, ogni ideologia cede il passo all’esperienza. Il primo maggio non è né di destra, né di centro, né tantomeno di sinistra. Il giorno della “Festa dei Lavoratori” è avulso da ogni interpretazione perché è la “Festa dell’Umanità”.

Il Lavoro, fisicamente espresso, è rinchiuso nell’equazione che lo vede come il risultato ottenuto da una “Forza” che esercita uno “Spostamento”. Quindi, fisicamente, il lavoro implica la presenza di un “corpo”, di uno “Spazio” e di un “Tempo”. Quindi, fisicamente, il “corpo” è il primo mezzo usato dal lavoratore ed è per questo che va difeso. Va difeso dagli incidenti, dalle umiliazioni, dalla morte (che, citando San Francesco d’Assisi, è “corporale”). Un corpo che ha dei doveri da svolgere, richiederà l’utilizzo e l’usura di fibre muscolari, nervose, neurologiche e ossee; pertanto, quando è mosso dal “dovere”, ogni corpo merita di veder riconosciuti dei diritti. E i diritti del corpo di chi lavora vanno richiesti a gran voce, perché chi detiene lo strumento con il quale il lavoro fisico si premia, ovvero il “denaro”, non è ben disposto verso il riconoscimento di un trattamento che ritiene proprio esclusivo appannaggio. Una Festa come quella del Primo Maggio è un utile promemoria da riproporre soprattutto a coloro che tendono a dimenticare che il “Lavoratore” è, prima d’ogni altra cosa, un Uomo o una Donna rappresentante l’Umanità.

L’espressione biblica del Lavoro, invece, consta di una dimensione che include la concezione filosofica dello stesso e risiede tutta nel momento di una Genesi che si  esprime come “condanna” e “redenzione” per la cacciata dall’Eden. Il lavoro, biblicamente inteso, è un atto pratico da vivificare ogni istante, il modo di vita per eccellenza, il passo fondamentale per riconoscere ed essere riconosciuti dalla Grazia di Dio. Quindi è “dovere” di ciascuno lavorare con lo spirito predisponendolo al ripristino di un Umanità messa costantemente a repentaglio dall’adorazione di un sistema economico inumano, basato sulla diabolica cupidigia che conduce all’accumulo per eccesso in parti che sono infinitesimali rispetto al “tutto”. La Festa dei Lavoratori è quindi anche festa dell’Amore, Festa del tentativo di riconoscere ed essere riconosciuti da Dio (che è l’Amore in quanto tale). Quindi ben venga per i lavoratori quest’atto di Fiducia.

Il Primo Maggio non è una festa per chi si vuol distinguere, per coloro i quali –  approfittando di questa rossa ricorrenza del calendario – intendono promuoversi come esclusivisti della materia. Di costoro la noia e l’idiozia sono padrone: della loro retorica, della loro tracotanza, della loro ipocrisia e soprattutto della loro inerzia. Così come la noia e la stupidità sono tipiche di coloro i quali apertamente dichiarano la propria dannazione e lontananza da Dio quando affermano che “il primo maggio non è la mia festa”, ostentando una vanagloriosa ignoranza per tutto ciò che concerne il “fisico” e lo “spirituale”.

A Paola, il Primo Maggio, dovrebbe essere amplificato dalla contiguità con l’inizio dei festeggiamenti per il Santo Patrono che del “Lavoro” è stato uno dei più fulgidi esempi. Eppure, proprio perché ognuno tende a personalizzare l’interpretazione data alla Festa dei Lavoratori – ostentando ateismi e religiosità manieristiche – anziché amplificarsi, i due eventi si diluiscono a vicenda, sciogliendosi in un giorno che passa “come gli altri”. Possa quest’anno essere diverso.

Buon Primo Maggio a Tutti.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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