Sistema Sanitario

Se il Sistema Sanitario si tramuta in Azienda “votificio”, tutti i suoi ambiti collassano

L’uso degli ossimori nella terminologia politica è divenuta via via sempre più frequente, tutti ricordiamo le “convergenze parallele” della prima repubblica per arrivare oggi, ad usare gli ossimori   per dire e non dire o per occultare scelte a volte al limite della costituzionalità. Scelte in antitesi con leggi che sono pietre miliari nella storia del Welfare degli stati occidentali come la 833. Infatti nel DEF (documento economico finanziario) 2013 compare la seguente espressione”….il sistema sanitario dovrà essere sempre più selettivo che equivale a dire “universalismo selettivo” cioè un ossimoro. In verità il rischio che si corre è che il sistema sanitario pubblico stia perdendo le sue caratteristiche fondanti di equità e universalità. E mentre accade ciò dalle nostre parti è sempre più frequente sentire o leggere vuote o inutili dissertazioni sulla sanità oppure sentire politici dediti alla sterile denuncia di cose che non funzionano o ancora peggio di politici tipo gli attuali governanti della regione affermare che tutto va per il meglio, che il piano di rientro procede spedito senza nulla togliere alla erogazione di servizi e prestazioni, che abbiamo una sanità da cinque stelle con tanto di propaganda cartellonistica tipo villaggio turistico(a spese nostre).Mettiamo un punto, ed apriamo un dibattito a più voci che pur nella diversità di opinioni sia comunque governato dallo spirito fattivo di voler migliorare “lo stato di salute” della nostra sanità. Esprimo il mio parere riportando alcune considerazioni del professore Jorio docente Unical, lette sul Sole24Ore.

Parto dalla constatazione che è necessaria una modifica sostanziale dello stato attuale.

Il sistema di azienda che finora ha governato la salute non ha prodotto i risultati sperati, troppo costoso, malfunzionante, colonizzato dalla politica che ne ha fatto un “votificio” o luogo dove si intessono affari ,che a leggere le cronache non sono sempre leciti. È necessario pertanto una riforma radicale che renda compatibile il cambiamento con la tutela del diritto alla salute È proponibile in tal senso il ritorno ad una gestione centralistica meno dispendiosa, più efficiente, meno discriminatoria sul territorio. In questo modo si andrebbe incontro alle regioni in difficoltà poiché il presupposto di una centralizzazione deve partire dalla constatazione e quindi dalla risoluzione della condizione di svantaggio tecnologico e strutturale di queste regioni, per cui la prima forma di distribuzione perequativa dovrebbe riguardare il livellamento delle condizioni strutturali e tecnologici. L’altro tipo di perequazione dovrà riguardare il ripianamento dei debiti pregressi ai quali va assicurata una soluzione che non penalizzi la portata della assistenza. Al riguardo non deve essere più consentito, come ancora succede, pagare i mutui trentennali con le risorse destinate ai LEA ,scelta che ovviamente non può che impoverire l’offerta di salute. Successivamente dovrà verificarsi un finanziamento della sanità attraverso la determinazione dei costi standard ,nuova tipologia di finanziamento, sostenuta dai governatori, che dovrà tenere conto della rappresentatività geografica e demografica, non più una spesa pro capite basata su dati storici, bensì una media pro capite pesata sui costi standard valorizzati per ciascuno dei tre macrolivelli di assistenza :prevenzione-territorio-ospedale. La definizione pertanto di un prezzo giusto per i LEA di ogni area di assistenza a garantire un governo della spesa degno di questo nome.

La realizzazione di ciò, passa attraverso la trasformazione delle aziende in “agenzie” con una agenzia nazionale e 21 agenzie regionali integrate con le Regioni e con i Comuni, guidate da manager selezionati con precise caratteristiche e con un concorso indetto su scala nazionale operazione che potrebbe rappresentare una valida barriera alla pervasività della politica in questo settore vitale della vita dei calabresi. A questa aggiungerei la proposta di istituire una SUA(stazione unica appaltante) nazionale che sia in grado di elaborare il fabbisogno di farmaci ,medicamenti, presidi e quant’altro necessario sull’intero territorio nazionale, provvedere all’approvvigionamento e successivamente alla distribuzione sui territori regionali secondo la programmazione che le stesse forniscono, questo consentirebbe finalmente che il costo della famosa “siringa” sia identico ovunque. Pertanto è utile ribadire che non è con i tagli che si risolvono i problemi della sanità bensì con moralizzazione della classe dirigente, con razionalizzazione della spesa, ma soprattutto con investimenti in opere strutturali ,investimenti in tecnologie e risorse umane per migliorare la competitività e promuovere e sostenere le capacità professionali piuttosto che le appartenenze, le eccellenze piuttosto che la fidelizzazione. Su questo terreno ritengo bisognerà muoversi nel prossimo futuro per riguadagnare la fiducia dei cittadini, il consenso della classe medica e degli altri operatori della sanità e ridare dignità al nostro sistema sanitario.

Elio Bozzo

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