Esattamente cinquant’anni fa due cantanti, Peppino di Capri e Gianni Nazzaro, stringevano trionfanti la vittoria al Festival di Napoli. Inconsapevoli che sarebbe stata l’ultima edizione della gara, iniziata nel 1952 (dopo una primissima edizione tenutasi al Casinò di Sanremo nel 1931), e proseguita vittoriosamente per tutti gli anni ’50 e ’60, con canzoni di grandissimo successo. Ma non possiamo non ricostruire la serata conclusiva della storia del Festival, appunto la vittoria dell’ultima edizione.
Torniamo quindi indietro a sabato 18 luglio 1970, alla serata finale di quell’ultima edizione.
Il Festival della Canzone Napoletana all’epoca dei fatti, per la verità, sta già affrontando da alcuni anni una crisi non indifferente. Già dal 1967 la gara sembra non riscontrare più il favore del pubblico come nelle precedenti edizioni. Le cause sono tante: certi brani sono ormai ripetitivi, loffi, tradizionalissimi, penalizzati dai soliti giri armonici e da testi sentimentali di scarsissimo appeal per i giovani, ormai in preda a nuovi idoli, nuovi miti, dai Beatles ai Rolling Stones, da Lucio Battisti a Nada.
Tra i tanti protagonisti della musica napoletana che partecipano però al Festival con grande convinzione ci sono Mario Trevi, Peppino Gagliardi, Aurelio Fierro, Domenico Modugno, Sergio Bruni, Mario Abbate. E Peppino di Capri, che all’edizione del 1969, ad esempio, porta un brano melodicamente carismatico e intrigante, Tu, scritto dal suo giovanissimo collega di lavoro, il venticinquenne Mimmo di Francia, e con il quale riacquisisce una grandissima vitalità artistica, dopo alcuni anni di declino discografico.
E arriviamo finalmente all’edizione del 1970. Tra i partecipanti vi sono anche volti molto noti del cinema e dello spettacolo, come Franco Franchi, Angela Luce, Oreste Lionello e Ombretta Colli, oltre alla tradizione, ancora una volta rappresentata da Mario Merola, Nunzio Gallo, Mirna Doris e molti altri. Peppino di Capri porta a quest’edizione una canzone scritta anche in questo caso da Mimmo di Francia, intitolata Me chiamme ammore.
La canzone, che è stata scritta già da alcuni mesi, è composta interamente da Di Francia. Ufficialmente il brano è in realtà firmato anche dal cantante caprese. Tuttavia Di Capri ha suggerito una modifica importante al pezzo. Si tratta di un’idea molto indovinata, quella di sostituire la strofa iniziale preesistente con quella di un altro brano, scritto sempre da Di Francia, che così facendo la adatta perfettamente, modificandone oltretutto il testo.
Il brano viene cantato da Di Capri in accoppiata con il giovanissimo Gianni Nazzaro, suggerito dalla sua etichetta discografica, la CGD, anche per via del suo piacevole aspetto. Me chiamme ammore vince l’edizione, per ironia della sorte in un’edizione svoltasi nella Piazzetta di Capri, luogo natio del cantante. La vittoria è quindi doppiamente avvincente per Peppino, per Di Francia, per il complesso del cantante (i New Rockers), e per tutti i suoi fans presenti alla serata.
I festeggiamenti di quell’irripetibile notte proseguono allo Splash, il night di proprietà di Peppino di Capri, dove tiene una serata, cantando il brano fresco di vittoria per altre due volte. Tra la folla vi è anche Mario Cenci, ex compositore e chitarrista di Peppino, uscito dalla formazione due anni prima, e sostituito da Piero Braggi, reduce dai Novelty di Fausto Leali.
Me chiamme ammore ottiene un bel successo durante tutta l’estate e l’autunno 1970, riconsegnando Di Capri al grande successo popolare, dopo il già citato periodo di declino avvenuto nella seconda metà degli anni ’60. La successiva edizione del Festival si sarebbe dovuta tenere al Teatro Mediterraneo (dove si tiene la Mostra d’oltremare) dal 1° al 3 luglio 1971. Purtroppo una polemica di cantanti scartati dalla commissione selezionatrice, che denunciano brogli e favoritismi in relazione alla loro esclusione dalla kermesse, mette in subbuglio il tutto. Viene addirittura inviato un esposto da parte della Procura della Repubblica. Il questore sospende la manifestazione “per evitare incidenti”, come riporta il quotidiano Il Mattino. Una volta giunta la notizia alla Rai, a poche ore dalla trasmissione, questa nega le sue telecamere per la messa in onda. E l’edizione non si svolge, con grandissimo disappunto per tutti i cantanti e i discografici partenopei.
Da lì la fine del Festival della Canzone Napoletana, in tutti i sensi. Come afferma ancora oggi Di Francia, la sua Me chiamme ammore fu una sorta di “canto del cigno”. Anche in virtù del fatto di essere uno dei più bei brani dell’ultima parte della storia dell’intero Festival. I tentativi di riesumare la kermesse sono stati quasi tutti fallimentari, per non dire inutili. Nel 1973 viene tenuta Piedigrotta – Le nuove canzoni di Napoli, che pur non essendo competitiva, non ottiene il successo sperato. Dopo un’edizione avvenuta nel 1981, si svolge un secondo ciclo del Festival dal 1998 al 2004, ma anche questo tentativo non fa per nulla presa sul consenso popolare.
Del Festival di Napoli rimane ancora oggi, a mezzo secolo dalla sua fine, un ricordo folgorante nel cuore di tutti i testimoni di quei tempi ancora in vita, e, naturalmente, anche in quello delle nuove generazioni, che sorprendentemente si rivelano appassionate a quell’inimitabile periodo musicale per Napoli, per la sua tradizione musicale, e per la storia italiana, che è poi la storia di chiunque.