È disponibile in libreria dal 26 novembre, il Dizionario del Nuovo Cinema Napoletano, scritto da Giuseppe Borrone, con prefazione di Valerio Caprara. Edito da Edizioni CentoAutori, il libro traccia in maniera sistematica i principali autori e i lavori cinematografici prodotti a Napoli e in Campania dal 1990 al 2020.
Nella sua accurata catalogazione alfabetica Borrone analizza più di cinquecento film e duecento registi. Le schede, a differenza dei Dizionari Morandini e Mereghetti, sono dedicate all’autore e non al singolo film. Manca inoltre il famoso giudizio in stellette. Restano fuori i film “non-napoletani” di ogni regista, al di là di alcune eccezioni. Come afferma anche l’autore, “questo progetto nasce dal desiderio di rendere omaggio a una grande stagione di rinnovamento del cinema partenopeo e di operare una riflessione organica sulla strada percorsa e i risultati ottenuti”. “Il cinema vive una fase cruciale di trasformazione e ridefinizione del consumo di film, accelerata dalla pandemia in corso. L’anniversario simbolico del trentennio dall’inizio del cosiddetto Nuovo Cinema Napoletano è l’occasione per intraprendere un viaggio nella memoria, stilare un bilancio e intravedere le prospettive future”.
Attraverso l’analisi e il sapiente excursus delineato dall’autore, riusciamo finalmente a muoverci nell’esorbitante galassia dei film ambientati a Napoli e dintorni, contestualizzandoli nel genere, nello stile e nelle particolarità artistiche. Quindi non la solita elencazione frettolosa e didascalica di pellicole napoletane popolari e iconiche, bensì una ragionata dissertazione su tutti i film campano/partenopei, anche quelli non particolarmente conosciuti o del tutto sconosciuti, che, anche grazie al loro stile anticonformista, rappresentano una napoletanità e/o meridionalità diversa, insolita e sorprendente, come Esterno Sera (2011), di Barbara Rossi Prudente, Song’ ‘e Napule (2013), dei Manetti Bros, o il più recente Selfie (2019) di Agostino Ferrente, oltre che una manciata di corti e mediometraggi spesso passati velocemente all’interno di rassegne e festival.
Ogni anno in Italia, spesso a causa della maladistribuzione, restano fuori dal circuito delle sale un mucchio impressionante di opere di estremo interesse. Molte di esse, in fede con una realistica e cromatica visione pasoliniana delle cose, trovano la loro ambientazione nelle periferie delle grandi città, sullo sfondo di conflitti generazionali, storie d’emarginazione, all’interno di una solenne difesa nei confronti dei diversi e dei disadattati. Film spesso visti con diffidenza dai “finti cinefili”, redattori di testate spocchiose, ipocrite e cronicamente esterofile. Evidentemente i critici in questione hanno dato retta (in malo modo) a una battuta di Aldo, Giovanni & Giacomo “quando un attore è scarso porta in scena le sue sfighe”, altrimenti non se la prenderebbero così tanto con quel cinema, accusandolo impropriamente di prendersi carico dei “mali del mondo” soltanto per sopperire alla mancanza di argomenti e spunti innovativi. Un mood critico che, intenzionalmente anticonformista, finisce per diventare velleitaria posizione perbenista.
Il lavoro di Borrone (primo numero di una serie interamente dedicata al cinema della casa editrice) non si ferma al cinema di “periferia” o degli “esclusi”. Al contrario riconosce tutti i meriti dei film di ambientazione napoletana di maggiore appeal, da Sorrentino a Martone, da Garrone a Marco Risi. Proprio grazie a film come L’amico di famiglia, Il giovane favoloso, Capri-Revolution, Gomorra, Reality e Fortapàsc, l’immagine di Napoli sul grande schermo ha riacquisito una grandissima (per quanto conflittuale) vitalità. Il cinema italiano, vista anche la multiformità culturale e sociale del nostro paese, è sempre stato, sin dal dopoguerra, un continente di generi distinti all’interno di svariate localizzazioni, da Roma al Nord, da Napoli alla Sicilia. Che sia la volta buona per realizzare anche un “Dizionario del cinema romano”, dei film siciliani o della Milano da bere? Al giorno d’oggi, con un’editoria sempre più sconfinata, tutto è possibile…