Il 27 ottobre 1990, all’età di 68 anni, si spegne Ugo Tognazzi. L’attore lombardo, tra i più amati del cinema italiano, muore nel sonno per un’emorragia celebrale, lasciando incompleta la serie televisiva Una famiglia in giallo di Luciano Odorisio, trasmessa l’anno successivo. Il suo ultimo film per il cinema è, invece, La battaglia dei tre tamburi di fuoco (1990) per la regia di Souheil Ben-Barka e Uchkun Nazarov.
Con una carriera quasi cinquantennale, iniziata nel teatro di varietà durante e dopo la guerra, proseguita con i grandi successi nelle prime trasmissioni della televisione italiana a fianco di Raimondo Vianello, e consacrata definitivamente da film di registi del calibro di Marco Ferreri, Bernardo Bertolucci, Dino Risi, Pier Paolo Pasolini, Ettore Scola e Mario Monicelli, Tognazzi, cremonese, classe 1922, è considerato uno dei “colonnelli” del cinema italiano, assieme a Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi.
Tra le sue prove d’attore entrate maggiormente nell’immaginario collettivo restano quelle con Totò in Totò nella luna (1958) e Sua eccellenza si fermò a mangiare (1961), ne La grande abbuffata (1973) di Ferreri, ne La tragedia di un uomo ridicolo (1981) di Bertolucci, ma soprattutto in Amici miei (1975) di Monicelli, con i suoi memorabili tormentoni della “supercazzola” e del “tara pie ta pioco”.
Tognazzi scompare, ironia della sorte, il giorno del compleanno di un altro grande mattatore del nostro cinema, Roberto Benigni. Durante la serata dei Telegatti 1987 il comico toscano aveva rivolto un fugace ma affettuoso saluto all’attore, “ciao, oh, come va?”, pochi istanti dopo aver strattonato Silvio Berlusconi, in una delle sue più memorabili uscite televisive del periodo. Gianmarco, il figlio di Tognazzi, ha recentemente rivelato “lui era pazzo di Benigni, completamente innamorato di Benigni!”.