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Il covid “corre” e il Governo snobba le Usca: insorge il Sindacato dei Medici

«Ci saremmo aspettati che dopo due anni di pandemia il governo e le regioni mettessero mano a misure strutturali per la medicina territoriale e per quella ospedaliera, ma non è cambiato nulla».

Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani (SMI), è durissima su quanto sta accadendo in Italia, dove – nel solo mese di Luglio – i dati relativi ai contagi stanno registrando impennate mai viste in precedenza, con 132.274 nuovi casi censiti in una sola giornata.

«Giudichiamo grave – prosegue l’alto referente dello SMI – dinnanzi alla recrudescenza della pandemia, che vede l’aumento dei ricoverati in terapia intensiva e dei decessi settimanali, non programmare nessuna ulteriore misura di contrasto al coronavirus. L’unica decisione che viene assunta è quella riferita alle chiusure delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziali, ndr) che dal primo luglio in molte regioni hanno cessato di operare».

Senza visione strategica né capacità di rispondere tempestivamente alle emergenze, con decine di ambulanze bloccate fuori dai pronto soccorso che testimoniano il collasso del Sistema sanitario, di fronte alla recrudescenza pandemica e alla riattivazione dei posti letto covid, i dottori dello Smi, lanciano l’allarme. «Non possiamo rischiare che i finanziamenti del Pnrr vengano utilizzati solo per l’edilizia sanitaria – prosegue la Dottoressa Onotri – piuttosto che essere destinati anche al personale medico e alla sua valorizzazione».

Alla luce dell’attuale andamento epidemico e in considerazione degli ulteriori impatti assistenziali sul livello ospedaliero potenzialmente correlati alla maggiore diffusione del virus SARS-CoV-2, si ritiene importante raccomandare alle Regioni e a tutte le pubbliche amministrazioni, l’attivazione delle misure organizzative atte a fronteggiare nelle prossime settimane un incremento della domanda di assistenza sanitaria legata all’infezione, sia a livello ospedaliero che territoriale, garantendo l’adeguato ampliamento dei posti letto di Area Medica e di Terapia Intensiva dedicati al covid, da modulare in base alle necessità contingenti, e la corretta e tempestiva presa in carico dei pazienti affetti da malattia da SARS-CoV-2 in relazione alle specifiche necessità assistenziali, con particolare riferimento alle categorie fragili.

«Questo genere di provvedimenti», dice il Dr. Cosmo De Matteis (presidente nazionale emerito dello SMI) riferendosi alla chiusura delle Usca, «penalizza ulteriormente quanti, da due anni, sono in prima linea nel contrasto del virus, e parlo di medici e infermieri ormai stremati e privi finanche di adeguate coperture economiche per lo sforzo messo in campo. Occorre riprogrammare gli interventi al più presto, modulandoli secondo le esigenze territoriali, che al momento ci vedono nel bel mezzo dell’ennesima ondata, per di più in piena estate, con le corsie ospedaliere in preda alle solite carenze stagionali. I medici fanno quello che possono per garantire reparti aperti e cure a tutti, mentre il governo sembra intenzionato a prediligere soltanto l’edilizia ospedaliera. Va bene tranquillizzare – conclude il camice bianco – ma occorrerebbero pure fatti concreti, aiuti tangibili e non sistematici ridimensionamenti. La chiusura delle Usca rappresenta un vero e proprio passo indietro che, nonostante il vaccino predisposto per l’autunno, rischia di farci ripiombare nelle tristi condizioni di due anni fa».

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