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Paola – Primarie PD: no gazebo in piazza, si vota nell’ex supermarket

di Cosmo De Matteis

Oggi l’ignoranza, ossia non conoscere la storia, è molto diffusa, a tutti i livelli.

Prendo spunto da un commento, fatto in merito alla lettera della preside di Firenze, ed alla risposta – che io definisco fascista – del ministro Valditara. Il commento diceva «mio padre e mia madre mi dicevano che ai tempi del fascismo, lasciavano la porta di casa aperta, nessuno ti derubava e cosi via».

Riconosco che quando ero bambino, anche mio padre diceva così.

Premetto che mio padre era stato in Etiopia ed Eritrea, come volontario, svolgendo il ruolo di quello che oggi definiamo “polizia urbana” o “vigile urbano”, ricevendo la croce al merito e rientrando in Italia, prima dello scoppio della guerra, perché assunto in ferrovia, svolgendo il suo lavoro durante quegli anni, tra  Campania e Calabria.

Ovviamente mio padre era un ferroviere, e la Calabria ebbe la fortuna, o sfortuna, di non conoscere la resistenza, i crimini delle bande fasciste, le lotte e i martiri partigiani. Quindi la storia e le conoscenze di mio padre erano quelle del periodo.

Voglio cercare di chiarire alcune cose. L’Italia era diventata una dittatura: stampa, propaganda, libero pensiero erano aboliti, quindi l’immagine del Paese era di un paradiso. Vietato parlare di omicidi, di furto, ovviamente il mondo di mio padre era quello di un paese campano o calabrese, dove tutto andava bene, neanche le rissetra ubriachi venivano riportate.

Ora voglio trascrivere alcuni brani di storia del fascismo documentata ed accessibile a tutti: Mussolini prende il potere con la violenza, a prezzo di centinaia di vittime, e lo mantiene con la forza. In Libia chiude nei campi di concentramento donne e bambini, “40mila morti”, fa sterminare gli etiopi con i gas, fa bombardare paesi e città inermi. In Spagna, infine, per il suo posto tra i grandi, manda a morte in una guerra insensata milioni di giovani italiani. Nel 1938 Mussolini ed i suoi uomini avevano ucciso gli esponenti dell’opposizione tra cui Giacomo Matteotti, Piero Gobetti, Don Giovanni Minzoni, Giovanni Amendola,Carlo e Nello Rossella. Avevano bastonato un prete, Don Luigi Sturzo, avevano aggredito un santo, Piergiorgio Frassati, incarcerato Alcide De Gasperi.

Nessuno di loro era comunista, e come scrive la preside di Firenze, tutti si erano girati dall’altra parte.

Capobanda fu definito Mussolini, nel 1923, da Turati, che lo conosceva bene. Capobanda lo definì, un ventennio dopo, il gerarca Giuseppe Bottai, che lo conosceva benissimo.

La sorella, Edvige Mussolini, definiva i suoi rapporti con le donne quasi con crudeltà. Oggi sarebbe il disprezzo per  la donna.

A proposito di Patria e famiglia: non si contano le donne  che tranquillamente usò per i suoi scopi. Ida Dalser, colei che andò in rovina per sostenere economicamente Mussolini, finì in manicomio, ma la stessa donna, nel gennaio1916, davanti al tribunale denuncia e costringe Mussolini a riconoscere il figlio.

Nel 1935 il figlio, Benito Albino, che amava questo padre e ne parlava quasi fiero, ma che per il dittatore  era una macchia, con l’inganno viene fatto rientrare dalla Francia, arrestato e portato in un manicomio vicino Milano.

Nel 1942 il giovane Mussolini muore in manicomio, cause della morte: “consunzione e deperimento fisico” (probabilmente un omicidio).

Nel 1920 ben 2.500 italiani, uomini, bambini e vecchi, hanno trovato la morte nelle vie e nelle piazze sotto il piombo della pubblica sicurezza e del fascismo.

Nel1921 altri 1550 italiani sono stati uccisi dal piombo, dal pugnale e dalle mazze ferrate del fascismo.

Circa 40.000 liberi cittadini sono stati bastonati, feriti, storpiati.

Circa 300 amministrazioni comunali elette col suffragio universale, sono state costrette a dimettersi.

Una ventina di giornali socialisti, comunisti, repubblicani, popolari, sono stati distrutti.

Nel 1920 sono stati assassinati 172 socialisti, ed altri 578 feriti. I morti fascisti sono 4.

Nei primi sei mesi del 1921, le vittime dei fascisti sono almeno 300.

Il 4 aprile del 1921 Mussolini arringa i suoi a Ferrara: su ventuno amministrazioni socialiste della zona, diciassette si sono dovute dimetter dopo le aggressioni.

Il 1921 è  l’anno della caccia all’uomo: ad aprile il deputato friulano Marco Ciriani viene preso, obbligato ad ingurgitare un litro di olio di ricino e a defecare sui testi dei suoi discorsi parlamentari, poi i fascisti lo legano sul cofano di una macchina e lo portano in giro per l’alto Friuli.

Per oggi mi fermo qui.

Spero che le persone oneste intellettualmente, si rendano conto perché io non posso riconoscere questo governo, con un presidente del senato che si vanta di avere l’effige di Mussolini sulla scrivania. Lo subisco, per colpa di uno squallido politico come Renzi, che ha portato a questo abominio elettorale, dove il settanta per cento degli elettori non va a votare, e  una minoranza della minoranza, governa la maggioranza.

Domenica il PD deve eleggere il nuovo segretario. Tutti coloro che hanno idee progressiste e liberali sono invitati a partecipare. A Paola si voterà dalle 8:00 di mattina sino alle 20:00 presso l’ex supermercato Di Blasi. Purtroppo non vi sarà il gazebo in piazza, cosa che io avrei preferito, perché se si vuole far riaccostare la gente alla politica, bisogna facilitare ogni occasione.

Se in questo momento non si favorisce un afflusso di cittadini in modo cordiale, a prescindere da chi si vota, il PD, in senso lato, sarà condannato a restare con una cerchia di persone, chiuse intorno ai singoli esponenti nazionali, regionali, locali.

Personalmente invito gli amici a votare Elly Schlein. Il PD deve mostrare di che pasta è fatto: una ibrida aggregazione che non è né carne, né pesce?

La Schlein vuole un partito con delle priorità: il lavoro, l’ambiente, i diritti civili, i diritti delle donne, il riconoscimento delle diversità. Insomma, tutti quei valori che in questi anni la sinistra ha abbandonato, pur di governare in qualunque sede e purtroppo con chiunque, vedi il governo Draghi od altre ammucchiate.

Vi aspetto: voto Schlein per convinzione, in quanto nulla voglio nulla debbo.

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