malati di tumore in calabria

Il cancro non è vergogna. Reagire e vivere si può

Spesso vengo avvicinato da varie persone, con le quali non ho rapporti di conoscenza, che avendo seguito in questi anni, i miei interventi in varie occasioni ,circa la drammatica incidenza di queste patologie, anche nella nostra zona, quasi con vergogna e diffidenza, mi chiede qualche informazione in merito, confidandomi di essere o di avere un familiare affetto da tumore. Alcune volte segue la tipica richiesta: «mi raccomando non dica niente ad altri». Bisogna sfatare questa concezione di voler nascondere la malattia, essa purtroppo è parte integrante della nostra vita; chi è affetto da tumore va aiutato, non compatito, possibilmente deve partecipare a tutte le attività sociali.

Rinchiudersi nel proprio nucleo familiare è la cosa peggiore, nascondere la malattia è umiliante: il cancro non è vergogna.

Casualmente in questi giorni sono stato investito da diverse persone, di una situazione che andava da tempo segnalata e portata all’osservazione delle autorità sanitarie: l’aver nascosto per anni queste patologie ha aumentato il numero dei malati.

Ora, anche grazie ad una presa di coscienza con la costituzione di un comitato per la sensibilizzazione sulle patologie neoplastiche, si porteranno avanti iniziative di denunce e di pressione sulla Regione Calabria, affinché venga istituito il registro tumori e, dove necessario, si provveda ad effettuare delle ricerche scientifiche serie ed indipendenti.

Personalmente ritengo che vi siano molteplici interessi che quotidianamente cercano di intimidire coloro che denunciano inquinamento ambientale-alimentare-elettromagnetico o atre fonti nocive alla salute. Ma è necessario alcune volte esporsi pubblicamente, nell’interesse della collettività. Nessuno si può ritenere immune, addormentarsi la sera tranquillamente e svegliarsi al mattino con qualcosa che stravolge la propria vita e quella dei propri familiari, cosa che – come medico – constato molto spesso.

Ho visto frequentemente in molti pazienti la disperazione, perché si ritrovano senza idonei supporti sanitari. Inizia la ricerca spasmodica del centro specializzato o del luminare del caso. Abbiamo saputo e sappiamo, di molti medici che, della disperazione dei malati di tumore, hanno fatto la loro fortuna. Conosco famiglie che si sono indebitate, o hanno venduto la casa, per far curare il familiare dal grande oncologo di turno che presta la sua consulenza od opera in base al portafoglio del paziente.

Molte Regioni, in particolare la nostra, non sono in grado di fornire un’adeguata risposta sanitaria a questi pazienti. La famiglia, per chi ha questa fortuna, si deve sobbarcare delle gravi problematiche di un oncologico. In questi giorni si sta finalmente legiferando per permettere l’uso della cannabis nei pazienti oncologici e lenire il dolore, speriamo che i nostri bigotti rappresentanti legalizzino quello che in altre nazioni è una realtà. Rimane ancora insoluto, per l’ipocrisia e per le note interferenze dall’alto, il nodo dell’eutanasia. In tanti anni ho visto gli occhi di chi, dopo aver lottato con tutte le forze contro il cancro, chiedere di lasciare dignitosamente questo mondo; personalmente rispetto tutte le religioni, ma il diritto all’autodeterminazione dovrebbe essere prerogativa di ogni individuo.

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