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Paola -Elezioni- DeMa e M5S (Alampi sindaco): «non vantiamo “clientele”»

DeMa e M5S sono le fondamenta sui cui si erge la candidatura a Sindaco di Paolo Alampi, in campo con una proposta giovane e dinamica, spinta da energie eterogenee di chiara impronta progressista.

Di seguito la nota stampa delle due forze che, coalizzate, concorrono per dimostrare che “un’altra Paola è possibile”.

Perché le forze della sinistra progressista della politica paolana non sono presenti con un’unica proposta?  

Come coalizione “Un’altra Paola è Possibile” ci troviamo a dover ribadire il perché un fronte di sinistra progressista non sia presente oggi alle elezioni comunali di Paola con una proposta unitaria.

Già dalla competizione elettorale Regionale, che ci ha visti protagonisti e promotori a Paola di una nuova idea di partecipazione e impegno, abbiamo avviato confronti e discussioni ed espresso fortemente l’esigenza di rappresentare un’alternativa per il Paese, come promotori di battaglie per i beni comuni, per il riconoscimento dei diritti e per la giustizia sociale.

Il nostro progetto è stato condiviso immediatamente dalle forze di minoranza di area progressista Progetto Democratico e Rete dei Beni Comuni, forti dell’esperienza che li ha visti per cinque anni all’opposizione consiliare.

Con questi interlocutori abbiamo provato a portare avanti una visione che fosse di rottura con le precedenti amministrazioni e che potesse rappresentare un’alternativa credibile per la città. Non siamo mai stati spinti dalla volontà di vincere ad ogni costo, sacrificando ideali e senso di appartenenza; siamo rimasti fedeli alla condizione iniziale, come principio cardine e non negoziabile: un progetto alternativo, che non coinvolgesse nessun esponente delle precedenti amministrazioni.

Era impensabile per noi perseguire un rinnovamento supportando chi, per anni, ha amministrato la cosa pubblica e non è mai stata valutata la possibilità di lavorare in continuità, anche solo parziale, con i metodi e le visioni di chi ci ha preceduti.

Abbiamo constatato, in questi mesi, gravi difficoltà nel mantenere saldo questo principio. Ciò ha fatto sì che i nostri interlocutori prendessero strade differenti, probabilmente accecati da un consenso sicuro e nutrito, che da soli non avremmo potuto garantire, proprio per la natura libera e ideale del nostro impegno verso la città e i suoi cittadini, a cui non possiamo fare promesse e con cui non possiamo vantare clientele.

Non avremmo mai potuto accettare un accordo con la maggioranza uscente, perché non ne condividiamo la gestione, le scelte e il metodo. Né avremmo potuto accordare il nostro supporto al Partito Democratico, che per quattro anni e mezzo è stato interno e promotore di quella stessa gestione, per poi rinnegarla pochi mesi prima delle elezioni, per interessi personali più che politici, per scaricare responsabilità amministrative palesi.

Siamo andati avanti in tutti questi mesi percorrendo la strada che avevamo inizialmente definito, lavorando ad un programma che mettesse al centro la comunità e la città e che riportasse la politica alle persone.

 

Tutti gli altri schieramenti, senza nessuna esclusione, sono stati interessati da vorticosi movimenti, centrifugati e impastati all’ultimo minuto, per cercare convergenze su nomi e incarichi, invece che su programmi e visioni.

Abbiamo presentato alla città la nostra coalizione “Un’altra Paola è Possibile” già dal mese di marzo, parlando di temi da sviluppare e non chiudendo mai la porta a tutte le forze progressiste della città, incluso chi volesse tornare sulla strada tracciata insieme inizialmente.

Abbiamo riconosciuto in Paolo Alampi la figura che potesse rappresentare i nostri programmi, garantire pluralità al progetto e dare il segnale che dall’impegno civile e dal lavoro nel territorio si deve partire. Non abbiamo mai creduto ai tecnici e ai professionisti della politica, perché la politica è un servizio alla comunità e non un mestiere.

Siamo stati disposti all’ascolto e al confronto anche a due giorni dalla scadenza della presentazione delle liste elettorali, nel nome di un’unità sempre decantata, dagli altri, e mai perseguita.

Ed in particolare questo confronto è avvenuto con il gruppo Rete dei Beni Comuni che, dopo l’implosione della precaria coalizione con il Partito Democratico, è tornato a discutere con il solo scopo di imporre una candidatura a sindaco non concordata e non rappresentativa del percorso portato avanti per mesi.

La domanda che noi ci poniamo è: perché Rete dei Beni Comuni non è in questa competizione elettorale insieme a noi? Perché non è al nostro fianco, nonostante siamo rimasti coerenti con le nostre posizioni iniziali? Perché, dopo aver intrapreso un dialogo con il Partito Democratico e dopo aver fallito questo percorso, non ha tentato di dialogare realmente con noi? Perché non ha deciso di entrare a far parte di una coalizione nata mesi prima delle elezioni e non poche ore prima della presentazione delle liste?

Crediamo fortemente che i metodi non siano trascurabili rispetto agli obiettivi.

Non reputiamo un fatto di cui fregiarsi, per esempio, l’aver compilato liste di candidati in 48 ore, come sostenuto da altre coalizioni. Se è vero che ci si candida a rappresentare la città, non si può pensare di riempire le liste con persone prese tra cugini, cognati e parenti in una notte.

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