Promesse Elettorali

PROMESSE ELETTORALI E VOTI PROMESSI

La vera politica, o meglio, l’arte di saper fare politica, si esplica nel governo del consenso. Il consenso, in fin dei conti, non è difficile da ottenere. Il consenso si ottiene su promesse che stanno per diventare impegno. Se le promesse, attraverso l’impegno, vengono realizzate, il consenso facilmente viene riconfermato. E’ la logica del buon governo e dei buoni governanti: promettere quindi programmare soluzioni, immaginare sviluppo, diminuzione dei problemi e soddisfacimento delle esigenze attraverso l’azione governativa. Un elettore da il suo voto perché crede in quello che il candidato gli promette sottoforma di programma elettorale che, una volta eletto, il prescelto dai voti renderà programma di governo. Su questi concetti elementari si sviluppa il teorema di elezioni democratiche. Ma quando il programma elettorale cambia per persona e persona, ovvero quando la promessa elettorale è una vera e mera promessa di aiuto personalizzata, quando si promette di soddisfare l’esigenza personale o al massimo di piccoli gruppi, quando si promette di ridurre o sminuire il problema di uno o di pochi, allora governare il consenso può diventare estremamente facile o terribilmente difficile. Facile se quanto promesso viene elargito già all’indomani del voto, o subito prima o addirittura durante; difficile quando la promessa viene esternata con la giubba di marinaio o di politico navigato o di marinaio politico. Sarebbe simpatico se alla promessa di soddisfacimento di una esigenza o risoluzione di un problema si rispondesse con una promessa di voto. Ovvero “dammi prima e poi ti voto”: probabilmente crollerebbe un castello di carta e carte. In un periodo di crisi promettere non sapendo se si può mantenere può anche assumere i crismi della pura e semplice cattiveria. Di fronte la promessa c’è la illusione, dietro vi è non solo arrivismo ed egoismo ma anche cattiveria e cinismo. Il punto, o il problema, è che come dicono i premi Nobel della economia e della politica si vive un periodo di grande congiuntura economica mondiale ovvero nessuno è in grado, e quindi può promettere, la risoluzione o quantomeno l’alleggerimento dei problemi; problemi che nella quasi totalità sono squisitamente economici. Bisognerebbe, forse , mostrarsi più disillusi e “sgamati” anche di fronte alle promesse elettorali personali e personalistiche. In fin dei conti davvero si può immaginare che dal cilindro possano uscire fuori posti di lavoro, incarichi professionali, affidamento di opere in un quadro dove i disoccupati, gli inoccupati, e gli esodati aumentano di giorno in giorno? Sarebbe simpaticissimo se ogni promessa personale fatta venisse resa pubblica: si otterrebbero due grandi risultati. Il primo è che sarebbe di dominio pubblico la possibilità esistente, perché promessa, di una qualche soluzione a qualcuno dei tanti problemi. Il secondo è che si impedirebbe al promettente di poter dimostrare di essere in grado di governare il consenso. Per il semplice fatto che non avrebbe più consenso.

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