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“Blow-Up” di Davide Persico, libro sul film di Antonioni, intervista all’autore

È in libreria da aprile “Blow-Up e le forme potenziali del mondo” di Davide Persico, un saggio filosofico per l’appunto sul film ‘Blow-Up’ di Michelangelo Antonioni del 1967. Ne approfittiamo per fare due chiacchiere con l’autore

Quand’è che hai incominciato a lavorare a questo libro e come nasce?

È un film a cui sono molto legato. L’idea è nata perché, fin da quando ero adolescente, intorno ai 15/16 anni, mi aveva lasciato qualcosa. Non dico che mi ha sempre affascinato. Alla prima visione rimasi deluso, lo trovai complesso e noioso, però non mi persi d’animo. Lo vidi una seconda volta e incominciò a incuriosirmi. C’era qualcosa presente nel film, come una forza che mi chiamava ad approfondire, a cercare di capire di più. Quindi mentre stavo facendo l’Università, mentre ero iscritto al corso di Studi italiani, e dopo aver fatto qualche esame di Analisi del film, acquisii gli strumenti necessari per capire e interpretare il testo filmico, e mi approcciai a Blow-Up in maniera diversa e più consapevole. L’idea di scrivere il libro è nata ufficialmente intorno al 2006, ma tra impegni vari non ho continuato a lavorarci. Prima dovevo fare una tesi di triennale, poi di specialistica, infine quella di dottorato. In più avevo articoli da scrivere. Il libro quindi non andava mai avanti. È un lavoro che si è protratto per oltre un decennio, e per alcuni anni non ci ho messo mano. Poi alla fine ho deciso di finirlo perché ritenevo che fosse troppo importante per lasciarlo così, in una sorta di dimensione sospesa.

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Le citazioni di grandi personaggi della filosofia contemporanea, dell’ermeneutica, da Heidegger a Vattimo, ma anche a Derrida, a cui hai dedicato un libro, sono tante. In che modo accosti il film a questi autori?

Propongo questo approccio alla lettura del film perché i concetti che sviluppano Martin Heidegger e Gianni Vattimo, legati alla tradizione dell’ermeneutica, fanno emergere un particolare orizzonte teorico di tipo ontologico in cui l’immagine è presente e assume forme significative. Tieni presente che Heidegger scrive un saggio negli anni ’30 che vedrà la luce solo nel 1950 intitolato L’epoca dell’immagine del mondo in cui emerge un’interessante teoria: nel momento in cui l’essere perde il suo ente, avviene una moltiplicazione delle immagini del mondo che entrano in conflitto tra loro. Questa in realtà è una frase che esemplifica in maniera più chiara Vattimo in un libro del 1994 che si chiama Oltre l’interpretazione, sul significato dell’ermeneutica per la filosofia, il quale mi ha talmente colpito e stimolato a ulteriori ricerche in relazione alle forme del cinema. Ritengo che il cinema, e non solo Blow-Up rappresenti appieno questo conflitto delle interpretazioni. In fondo, il cinema, ma anche la realtà stessa che cos’è se non un conflitto di interpretazioni? Tra l’altro, è una posizione che già formulava Nietzsche, e che nel 1960 Paul Ricoeur intitolerà un proprio libro Il conflitto delle interpretazioni.

Per quanto riguarda queste teorie, tu le applicheresti a tutti i film di Antonioni della fase moderna o solamente per questo film?

Il cinema di Antonioni, almeno dagli anni ’60 in poi (per intenderci da L’avventura), riflette fortemente e coerentemente sul tema del soggetto, del doppio, ma anche dell’immagine all’interno della società dell’immagine, con toni differenti. Certamente anche film come Cronaca di un amore, o Il grido, hanno degli aspetti più problematici dal punto di vista dell’ermeneutica, però nonostante tutto possono essere interpretati e indagati attraverso gli strumenti dell’ermeneutica ontologica e della decostruzione. Tieni presente che l’ermeneutica privilegia la fusione di più orizzonti, come anche la psicoanalisi. Tant’è vero che sempre Ricoer scrive un libro che si chiama Dell’interpretazione, in cui riconnette la psicoanalisi all’interno di una pratica ermeneutica.

Il film ha degli aspetti legati al costume del tempo (la Swinging London) abbastanza affascinanti che oggi assumono un gusto retrò. In particolare della musica con la comparsata degli Yardbirds e di Jimmy Page (che qualche anno dopo fonderà i Led Zeppelin). Pensi che nelle intenzioni di Antonioni ci fosse la volontà di figurare le mode del momento?

No, non credo che siano stati elementi di circostanza. Antonioni, nonostante l’età avanzata, ha sempre cercato di leggere la realtà con i termini dell’immaginario… anche musicale. È sempre stato attento alle mode del periodo. Giustamente hai citato i Yardbirds in Blow-Up ma anche i Pink Floyd, i Greateful Death e i Rolling Stones in Zabriskie Point; i Tangerine Dream, e i Japan in un film un po’ sottotono come Identificazione di una donna. La fascinazione della Swinging London è molto interessante perché cerca di liberalizzare e sprovincializzare il cinema italiano. Non a caso indaga prima la provincia italiana, le forme spaziali di Ferrara. Con Blow-Up analizza l’immaginario generazionale di Londra, mettendo al contempo in discussione quelle immagini e quelle forme. È un procedimento contraddittorio ma anche distruttivo.

Il protagonista del film è un fotografo e quindi c’è un costante discorso sulla riproduzione del visibile. Secondo te in che contesto si colloca tutto ciò? È più o meno simile al discorso fatto da Hitchcock o è diverso?

Certamente ci sono dei punti di convergenza tra l’Hitchcock di Rear Window (La finestra sul cortile) e l’Antonioni di Blow-Up. Mentre in Hitchcock l’aspetto riproduttivo è legato sostanzialmente all’indagine di un qualcosa che mette in scena un’ambiguità di fondo, perché l’assassino Thorwald rimane sempre in un’area di indefinitezza, fino a che non si reca nell’appartamento di Jeff non sappiamo se sia lui effettivamente l’assassino. Ne La finestra sul cortile la camera registra l’evento per costruire un’interpretazione; in Blow-Up è la camera che crea l’evento e che viene ricostruito nella sequenza in cui Thomas (che nel film non verrà mai indicato il suo nome) sviluppa e appende le fotografie alla parete, come se stesse costruendo una sequenza cinematografica.

Speri che Vanessa Redgrave (la protagonista femminile del film) apprezzerà il tuo libro?

Penso di sì, al di là di qualche giudizio negativo sul personaggio da lei interpretato, anche se la sua recitazione è decisamente affascinante, perché ha a che fare con un personaggio apparente incapace di esprimere una passionalità ma che cerca di utilizzare la sessualità per ottenere il rullino fotografico su cui vi sono le tracce di un possibile omicidio, e le tracce di un altro tipo di seduzione. Il film è tutto costruito su delle tracce. Le fotografie stesse non sono altro che frammenti delle tracce che Hemmings organizza e decodifica. Non dimentichiamo che quasi dieci anni dopo, in Profondo rosso di Dario Argento, Hemmings avrà a che fare con gli aspetti legati alla memoria, all’immagine e ancora alle tracce, stavolta mnestiche!

 

About Gianmarco Cilento

Collaboratore freelance per testate giornalistiche e Scrittore, mi occupo di Critica Cinematografica e Musicale. La mia prima pubblicazione "Peppino di Capri e i suoi Rockers" (Graus, Napoli, 2018) è stata ampiamente apprezzata da pubblico e critica

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