città con il nome di donna

Città con il Nome di Donna – Neuro, Supertossico Batterio

Come già aveva avuto modo di affermare durante le fasi di una convulsa assise municipale, il sindaco Baracca del Rampante Cavallino conduceva un’esistenza caratterizzata dalla convivenza con taluni superpoteri.

La sovradimensione umana di un semplice amministratore, secondo la sua confidenza “pubblica”, s’attivava al pensiero d’essere il “primo” cittadino, cosa che gli forniva un immediato appeal mediatico e la forza di altre otto braccia, pronte ad alzarsi alla prima votazione utile.

Caratterizzandolo con calzamaglia e mantellina, i suoi concittadini amministrati lo immaginavano operare notte tempo, come i più misteriosi supereroi. Già prima di vederlo salire in vetta al San Settembrino, i suoi sostenitori ne avevano tessuto le lodi in formato di epica, con strisce a fumetti raffiguranti le gesta. Perché “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.

Il primo numero di “The amazing Politician” (nome italiano “L’Uomo Stagno”) fu stampato in occasione di un appuntamento elettorale, e vedeva un virgulto e giovane Baracca, misurarsi con una serie di spaventosi super nemici dalle sembianze ornitomorfe e itticomorfe. Uccelli e crostacei tanto per essere chiari. Secondo l’andamento delle vignette, venerate in città al pari delle tavole della legge ebraica, all’atto di affrontare “Passerotto il finto zoppo”, Baracca – l’Uomo Stagno – lo annegò in una discussione circa l’origine delle specie. Dotato di questo potere “stagnante”, The amazing Politician ebbe anche facile gioco contro “Aragosta retrograda”, cotta sulla graticola dello scherno perpetuo e delle boccacce. Così facendo la storia è proseguita fino all’attualità, e proprio oggi – nella città con il nome di donna – ha fatto la sua comparsa l’ultimo numero del prestigioso fumetto.

Titolo: «Neuro, Supertossico Batterio».

Storia: Mentre Baracca del Rampante Cavallino, procedeva lungo Via della Capitale, ammirando il futurismo di un’installazione artistica a elettricità sincopata, uno squarcio vocale s’aprì nel cielo sopra di lui. Imperiosa, la voce di Tonante del Rampante Cavallino, pubblico bardo con megafono incorporato, annunziava la caduta della pubblica sicurezza. Senza neanche avere il tempo di pensare, il povero Baracca veniva raggiunto al telefonino dal suo sostituto, Fieramosca Scanu, il quale si limitava a scandire un allarmistico «Iiiiiiiih» (come quel verso che fanno le femmine quando hanno paura). Nonostante il rifiuto della chiamata il cellulare non smetteva di squillare, ed una serie di sms annunciava l’apocalisse. Questo il testo del messaggio del suo amico di pubblico lavoro, Mario Patano: «Ooooooh»; e – in successione – gli altri: «Aaaaah»; «Eeeeeeh»; «Uuuuuuh». Baracca – benché fosse sulla centralissima Isola di Via della Capitale – lanciava il telefonino per aria con furia. All’atto di ritoccare il suolo, ecco apparire sul display dell’apparecchio un selfie col segno distintivo del “primo” cittadino. La scena si interrompe con uno strano scintillio negli occhi di Baracca.

Da qualche parte, in un punto imprecisato sopra la montagna, una creatura coliforme radunava le sue truppe. Biascicando un dialetto incomprensibile, ma scandito spesso dall’espressione «Ata capit’?», una specie di grosso tubero con gli occhiali a specchio e l’elmetto militare, disponeva la sua strategia per condurre l’attacco alla Città con il Nome di Donna. Secondo i movimenti delle truppe, l’intento di Neuro (questo il nome del nemico alle porte) consisteva in un’invasione da tergo, occultata in strutture cilindriche da far passare in ogni abitazione, tubi funzionali ad un comodo ed affidabile ingresso. Secondo la filosofia di colui che sul campo di battaglia si faceva chiamare, “Supertossico Batterio” (per via di una presunta propensione alla coprofilia post narcotica) disperdendo microrganismi indistinti, i cittadini si sarebbero fatti prendere dal panico, disponendosi alla sottomissione per mezzo dell’ordine della legge marziale.

Neuro sognava un regime. Cosa che non si conciliava affatto col desiderio di democrazia e libertà insito nell’azione di Baracca del Rampante Cavallino. Pertanto la scena riprende laddove lo scintillio s’era acceso negli occhi del primo rappresentante del Nome della città.

Tramutatosi nel supereroe che credeva di essere, L’Uomo Stagno si ritrova faccia a faccia col suo nemico su un crinale della Lunetta, piccolo valico di montagna che sovrasta la città.

«Chi sei? Favorisci i documenti». Fa Baracca all’invasore.

«Neanche per idea. Se li vuoi te li devi venire a prendere». Dice Neuro al super eroe.

«Ah si?! Vuoi vedere che lo faccio facendomi accompagnare dalla forza pubblica?». Replica Il rappresentante del bene.

«E va, va». Lo sprezzante Supertossico Batterio controbatte, mentre nel frattempo le sue truppe inondano silenziosamente la sottostante città.

A distanza di pochi giorni Baracca torna coi rinforzi. «Giovanotto, favorisca con noi, dobbiamo farle un trattamento sanitario obbligatorio», dice perentoriamente un agente operante nei sofisticati nuclei di sicurezza.

«Mai! – risponde Neuro – La patente non me la faccio ritirare un’altra volta. Mi hanno detto che serve per partecipare ai concorsi ed io ho bisogno di lavorare». Il tutto gettandosi in un pozzo.

Ma a quel punto scatta la trappola dell’Uomo Stagno. Confidando nel lavoro dei tecnici di supporto, aveva fatto prosciugare tutti i pozzi, anche quelli che il suo predecessore gli aveva lasciato in fiamme. Cadendo sull’asciutto, l’esile caviglia di Neuro non poteva sopportarne il peso. Infortunato, in fondo a quel buco immondo, per il Supertossico Batterio sembra giunta la fine. Baracca gli si avventa addosso e con una siringa gli fa un prelievo.

La scena finale è un laboratorio, dove Baracca – brandendo una provetta – esclama: «Lo dicevo io, ha il colesterolo alto!». L’episodio si chiude con Neuro, Supertossico Batterio, stroncato da un infarto mentre tenta di nascondersi nella vasca dove una donna incinta sta facendo il bagno.

(continua…)

 

Quello che avete appena letto è l’ottavo capitolo del romanzo a puntate “Città con il nome di Donna”. Fatti, cose o persone, sono puramente immaginari. Ogni riferimento è puramente casuale.

 

Per riprendere il filo dai primi capitoli:

 

  1. Cap. I: Via della Capitale eruttava merda (clicca e leggi)
  2. Cap. II: ORRORE E SACRILEGIO. Catena recluse parcheggio in centro (clicca e leggi)
  3. Cap. III: Parcheggio in centro: PERICOLO MORTALE! (clicca e leggi)
  4. Cap. IV: Una lacrima in una stretta di mano (clicca e leggi)
  5. Cap. V: La fiducia manda Paradiso (clicca e leggi)
  6. Cap. VI: «Non riconoscerò mai quel figlio» (clicca e leggi)
  7. Cap. VII: «La faccia (almeno) si salva?» (clicca e leggi)

About Giampiero Delpresepe

Autore "collettivo", nominato caporedattore della Testata on-line Marsili Notizie, mi occupo dello scibile in generale, con particolare attenzione alla Politica.

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